La plastica monouso non piaceva più. Poi è arrivato il coronavirus

Le confezioni in plastica potrebbero tornare di moda. Soprattutto per motivi di igiene

16 Aprile 2020

La riduzione dell’impiego di plastica è stato il principale trend che ha attraversato il settore del packaging negli ultimi anni. La spinta verso la sostenibilità ha indotto le aziende a puntare su materiali alternativi, con l’obiettivo di ridurre il più possibile “l’impatto” delle confezioni.

La tendenza riguarda il packaging dei prodotti di largo consumo, come oggetti per la cura personale e gli alimenti, in cui le innovazioni coinvolgono da tempo materiali biodegradabili e altre sperimentazioni.

Con l’esplosione dell’emergenza coronavirus le logiche sembrano destinate a cambiare. Almeno nel breve periodo. Se il packaging monouso era entrato nel mirino delle campagne sulla sostenibilità, ora potrebbe tornare a essere un’opzione-A, specialmente per questioni igieniche.

Così se da una parte il maggior impiego di piatti, forchette e buste in plastica andrebbe a pesare enormemente sulla catena di riciclo, al tempo stesso questi oggetti potrebbero rivelarsi fondamentali nella lotta al virus.

Il packaging monouso potrebbe tornare a essere un’opzione-A, specialmente per questioni igieniche.

Si farà quindi un “passo indietro” rispetto alle recenti politiche di confezionamento plastic-free? Molti governi, tra cui l’Italia, hanno firmato l’European Plastic Pact, che ha come obiettivo l’accelerazione della transizione verso un’economia circolare, con una riduzione di prodotti e imballaggi in plastica di almeno il 20% entro il 2025.

Circa un anno fa l’Unione Europea aveva vietato piatti, posate e cotton-fioc usa e getta, responsabili dell’85% dell’inquinamento che colpisce oceani e spiagge. È possibile che alcune aziende e associazioni, in questo nuovo quadro, potrebbero chiedere deroghe per rallentare la transizione in corso.

Si farà quindi un “passo indietro” rispetto alle recenti politiche di confezionamento plastic-free?

Tra le aziende che hanno dovuto fare subito i conti con le trasformazioni in corso c’è Starbuck’s. Da qualche anno la catena di caffetterie offriva uno sconto ai clienti che sceglievano di consumare il caffè con la propria tazza portata da casa. Già a inizio marzo la catena aveva sospeso l’iniziativa, garantendo comunque lo sconto ma servendo il caffè in tazze di carta.

L’idea per il momento è anteporre la sicurezza dei clienti alle questioni ambientali. In questo quadro, le confezioni usa-e-getta offrono certezze maggiori sulle possibilità di limitare il contagio.

La situazione continua a evolversi. Bisognerà aspettare la fine del lockdown e la ripresa delle attività per capire come reagiranno le aziende del packaging. Se tornerà tutto come prima o se questa esperienza cambierà, per sempre, le strategie di produttori e distributori. 

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