Un packaging famoso ma sottovalutato: la bottiglia della soia

Il dispenser Kikkoman, simbolo del design giapponese

28 Giugno 2021

Ci sono oggetti che con il loro design testimoniano lo spirito di un’epoca; la bottiglia di Coca-Cola era il simbolo della cultura americana del ‘900; il Maggiolino BMW ha raccontato la rinascita tedesca del dopo-guerra. L’auto Mini Minor espresse l’idea di stile british degli anni ’50. A meno di un mese dalle Olimpiadi di Tokyo, parliamo invece di un oggetto simbolo della cultura giapponese contemporanea: il dispenser di salsa di soia Kikkoman.

Un’edizione limitata del dispenser Kikkoman realizzata quest’anno per il mercato inglese

È diventata una delle icone dell’essenzialità e della praticità nipponica nel campo del design. Il dispenser è diffuso in tutto il mondo, principalmente nei ristoranti giapponesi e orientali, ma anche nelle abitazioni. La forma ergonomica rende la bottiglia estremamente maneggevole e stabile; in più il packaging è composto quasi esclusivamente di vetro trasparente, per consentire utilizzi pratici e refill veloci. 

È uno dei simboli dell’essenzialità nipponica nel campo del design

L’azienda produttrice, la Kikkoman Corporation, è una società giapponese con sede a Noda, nella prefettura di Chiba. È stata fondata nel 1917 e unisce 8 aziende a conduzione familiare, tra cui le dinastie Mogi e Takanashi. Oggi probabilmente la bottiglia è diventata più famosa dell’azienda.

Il designer dietro la sua invenzione, il progettista Kenji Ekuan, ha raccontato che in passato in Giappone si usavano strumenti decisamente più pesanti per versare la soia. C’erano dei contenitori simili a teiere, con una capienza di circa 2 litri, realizzati soprattutto in ceramica. Era difficile versare la salsa da un recipiente così ampio, nonché spostarlo da un punto all’altro della tavola. I vecchi dispenser, poi, non permettevano di capire quanto prodotto fosse rimasto all’interno. 

Un bozzetto del dispenser disegnato da Kenji Ekuan negli anni ’60

Nell’ottobre del 1955 Kikkoman mise in commercio bottiglie da un litro, ma i consumatori richiedevano packaging ancora più piccoli. Così l’azienda commissionò ad Ekuan – allora presidente del GK Industrial Design Laboratory – un dispenser facile da usare, che potesse essere disposto direttamente sulla tavola.

Dopo anni di tentativi ed errori, il designer ideò una bottiglia stabile e facile da utilizzare. Il packaging venne lanciato nel 1961 come soluzione industriale innovativa, oltre che come oggetto dalle forme particolarmente armoniose.

La sua impugnatura, dal collo stretto e allungato, era progettata per adattarsi alle mani dei consumatori, in particolare alla distanza tra mignolo e anulare. Il tappo rosso a forma di berretto evitava il fastidioso effetto-dripping quando la bottiglia era capovolta. La Kikkoman raccoglieva lo spirito della filosofia zen in tema di semplicità e leggerezza, adattandolo al design industriale. Ekuan dichiarò, tra l’altro, di essersi ispirato agli insegnamenti del Buddismo nel suo concepimento.

Il collo stretto e allungato era progettato per adattarsi all’impugnatura del consumatore

(Kikkoman)

La bottiglia si diffuse in un periodo in cui il Giappone cercava simboli di ottimismo e rinascita, dopo il decennio del dopo-guerra. Il dispenser si rivelò un esempio perfetto di design nazionale, esportabile ovunque. Il successo rese Ekuan uno dei designer più famosi al mondo.

Un ritratto di Kenji Ekuan, scomparso a Tokyo nel 2015

Il dispenser Kikkoman si rivelò un successo nazionale, esportabile in tutto il mondo

Dalla sua apparizione la bottiglia è rimasta un best-seller, sia all’interno che all’esterno del Giappone. Nel 2003 ha vinto il Lucky Strike Designer Award e da anni è esposta al Museum of Modern Art di New York, oltre che nel centro di design di Nordreno-Vestfalia in Germania. Il 30 marzo 2018 è stata registrata come marchio tridimensionale in Giappone.

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