Pack Story: le scatole dei formaggini

Pack Story è la rubrica che ripercorre l'evoluzione di una storica confezione del passato. Oggi parliamo di scatole di formaggini

24 Novembre 2022

Pack Story è la rubrica di Out Of The Box che ripercorre l’evoluzione – da un punto di vista tecnico, ma anche estetico – di un packaging che ha fatto la storia. Questa volta abbiamo scelto di parlare delle indimenticabili scatole rotonde dei formaggini.

Siamo negli anni Cinquanta e Sessanta, quelli del boom economico. Un periodo di straordinaria crescita, destinato a influenzare i consumi e stravolgere le abitudini alimentari degli italiani.

Immagine originale di Out Of The Box

Come riporta IlFattoAlimentare, si perde l’abitudine di servire il formaggio a fine pasto, mentre si diffonde il suo utilizzo come condimento della pasta. Si rafforza la convinzione generale che ciò che è prodotto industrialmente sia più buono, sano e sicuro.

Durante il boom economico, si rafforza la convinzione generale che ciò che è prodotto industrialmente sia più buono, sano e sicuro

Sugli scaffali dei supermercati fanno la loro comparsa prodotti mai visti prima, estranei alla tradizione gastronomica italiana. Carne in scatola o dado per brodo (ne parliamo in un’altra puntata di PackStory), bibite gassate, merendine, cracker, latte condensato e formaggini spalmabili.

I “formaggini” sono un prodotto inventato nel 1911 dallo svizzero Walter Gerber. Si differenziano dai formaggi tradizionali per composizione, forma, sapore e colore. In alcuni casi vengono venduti in fette monoporzione (è il caso delle Sottilette), in altri in monoporzioni a spicchi triangolari o a cilindro schiacciato. Tra i più famosi ricordiamo i Bel Paese (Galbani) e Susanna (Invernizzi) ma anche Ramek, Tigre, Kremli, Milkana blu e oro. Mio, Bebè e Prealpino presentano invece una confezione dalla forma squadrata. 

Rispetto ai formaggi tradizionali, i nuovi prodotti assicuravano una durata di conservazione più lunga, tempi di produzione più rapidi e costi più bassi. Tutte queste caratteristiche li rendevano ideali per la distribuzione su scala industriale.

Durata di conservazione più lunga, tempi di produzione più rapidi e costi più bassi rendono i formaggini ideali per la grande distribuzione. 

Le casalinghe dell’epoca cominciano a essere affascinate da questa alternativa. A influenzarle è soprattutto la pubblicità che li propone come prodotti indicati per i bambini, pratici ed economici, venduti in confezioni monodose dalle grafiche colorate.

Immagine originale di Out Of The Box

La scatolina rotonda rappresenta un vero e proprio classico del packaging nell’industria casearia. Da allora è stata adottata da quasi tutte le aziende per il confezionamento degli spicchi di formaggio fuso. Solitamente viene prodotta in lotti di minimo 150.000 pezzi. L’altezza varia dai 15 mm ai 62 mm, mentre il diametro di 110mm è fisso. L’imbottitura, a seconda della richiesta, può variare di spessore.

La scatolina rotonda rappresenta un vero e proprio classico del packaging dell’industria casearia

Sul proprio sito, Galbani rivendica di essere stata la prima a proporre un packaging di forma rotonda. Questo design permetteva di vendere in un’unica confezione i formaggi prima venduti sfusi, al taglio.

Uno dei motivi che hanno contribuito al successo dei formaggini fu la scelta di molti marchi di creare raccolte punti e bollini. Acquistando più di una confezione si potevano vincere gadget da collezionare, ad esempio le figurine adesive da attaccare al frigorifero.

Gli spot trasmessi in televisione, entrata da poco nelle case degli italiani, furono altrettanto determinanti. Molti ricorderanno Susanna, mascotte degli omonimi formaggini prodotti da Invernizzi, protagonista di alcuni caroselli andati in onda sulla Rai tra il 1966 e il 1967. Il formaggino Mio raggiunge il successo grazie a una serie di fortunati sketch interpretati da attori famosi (come Nino Manfredi) e adottando come testimonial personaggi dei cartoni animati come Braccobaldo, creato da Hanna&Barbera nel 1958.

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