Tutto quello che avreste voluto sapere sui packaging sostenibili
(ma non avete mai osato chiedere)
Sebbene da molti sia considerata il simbolo della cucina cinese nel mondo, la scatola dei take away cinesi ha una storia piuttosto recente. E le sue origini hanno poco a che fare con la storia e le tradizioni orientali.
Il contenitore dalla forma squadrata veniva chiamato anche secchio di ostriche, perché utilizzato soprattutto nei mercati ittici di tutto il mondo. Era realizzato in legno e risultava particolarmente funzionale per il trasporto dei molluschi. Nel corso del tempo il legno sarebbe stato sostituito dalla carta cerata, impermeabile e pieghevole, ma la scatola avrebbe conservato la sua forma originaria.
Le sue origini sono in realtà molto lontane dall’oriente e dalle sue tradizioni
La sua adozione nel mercato della ristorazione si deve alla popolarità della cucina cinese negli USA e all’intuizione di un designer americano, F.W. Wilcox, che ne colse il potenziale economico e innovativo.
Wilcox decise di riprogettare il secchio di ostriche per il settore food, evitando però il legno, perché poroso e difficile da disinfettare dopo ogni utilizzo. Il designer puntò quindi sulla carta, soprattutto per via della facilità nel riciclo. L’interno funzionava in modo simile al secchio di ostriche: conservava i liquidi e l’umidità all’interno, impedendo le fuoriuscite di cibo.
La scatola risultava economica, facile da trasportare e una volta aperta poteva essere utilizzata come piatto da portata. Era un’idea semplice e funzionale: Wilcox brevettò il suo primo “secchio di carta” nel 1894. Le scatole si diffusero rapidamente.
Se oggi associamo queste scatole ai cibi cinesi è per via dell’esplosione della cucina orientali in America all’inizio del ‘900. I ristoratori cinesi adottarono in massa le confezioni, soprattutto per la loro economicità e la facilità nello stoccaggio. Il secchiello in carta risultò essere perfetto per un consumo veloce, a casa o in strada. Divenne un must per l’asporto e la consegna di involtini e noodles a domicilio.
Il formato comunicava la leggerezza di una nuova cucina, e insieme proteggeva e preservava la freschezza dei piatti.
Il secchio di ostriche in carta risultò essere perfetto per un consumo veloce, da asporto, per strada
Le scatole distribuite oggi dai ristoranti orientali non sono particolarmente diverse da quelle dei primi ristoranti cinesi di Chicago e New York. I punti di forza restano l’economicità e la praticità del design. Le confezioni sono generalmente composte da un singolo foglio di carta pieghevole, facilmente assemblabile, in grado di assicurare resistenza e manegevolezza.
Per più di 80 anni il packaging è rimasto fondamentalmente lo stesso, utilizzato quasi esclusivamente dai ristoratori sino-americani. In principio le scatole si presentavano quasi completamente bianche, con l’illustrazione di pagode o pochi altri simboli orientali. Poi sopraggiunsero le possibilità di personalizzazione.
A partire dagli anni ’70 le scatole hanno gradualmente cambiato aspetto, introducendo nuovi motivi grafici e diverse colorazioni. Le nuove tecniche di stampa hanno offerto ampie varietà di customizzazione. L’esplosione del food-delivery, combinata con le innovazioni creative garantite dalle nuove tecnologie, ha trasformato le confezioni in icone culturali contemporanee.
Per più di 80 anni è rimasta la stessa. Era utilizzata quasi esclusivamente dai ristoratori sino-americani
Se fino a pochi decenni fa le scatole sembravano appartenere ad un immaginario interamente americano (si avvistavano soprattutto in film e serie televisive) oggi le scatole sono adottate da una nuova generazione di ristoratori, anche in Occidente. Sempre più strumenti di comunicazione di marca e simboli di una cultura cosmopolita e internazionale.
(ma non avete mai osato chiedere)
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