L’era del cocktail delivery

Una tipologia di scatola sempre più richiesta a domicilio

29 Maggio 2020

In attesa di poter riaprire in tutta sicurezza, negli ultimi mesi bar e locali si sono reinventati per mantenere vivo il proprio business e offrire ai clienti un’esperienza di consumo alternativa. 

Sull’orma dei consolidati servizi di food delivery si sono dunque moltiplicate le attività che offrono servizi di consegna a domicilio degli alcolici. In particolare una delle tendenze del momento sembra essere quella dei cocktail ready-to-drink (RTD), in cui gli ingredienti arrivano già mixati in sacchetti sottovuoto o in contenitori di vetro. Solitamente sono accompagnati da un kit con l’occorrente per degustare un cocktail a regola d’arte: bicchiere, cannuccia, ghiaccio e qualche consiglio direttamente dal bartender. 

Un kit per un cocktail a regola d’arte: bicchiere, cannuccia, ghiaccio e qualche consiglio del bartender

Sicuramente il lockdown ha dato una spinta decisiva a questo mercato, anche se da tempo gli esperti di food & beverage sostenevano che questa modalità di consumo stava conquistando spazi. Già prima dell’emergenza, lo studio ForMarkets stimava che il mercato globale del RTD avrebbe raggiunto i 17 miliardi di dollari entro il 2025. 

La maggiore consapevolezza dei consumatori (anche giovani) che tendono verso scelte raffinate, da esperti conoscitori dell’arte del mixology, è solo uno dei motivi del successo dei kit ready to-drink. Altri fattori sono l’effetto premiumisation, cioè la trasformazione dell’acquisto in un’esperienza luxury, e in qualche caso anche il rapporto qualità-prezzo. 

Il mercato globale dei kit raggiungerà i 17,67 miliardi di dollari nel 2025

Naturalmente la scelta del packaging ha un suo peso. Innanzitutto i materiali delle confezioni devono garantire che il prodotto non si alteri e conservi la “freschezza” di un cocktail sorseggiato al bar. Il design può essere più o meno minimal, ma deve comunicare un’idea di ricercatezza. 

NIO, ready to drink, packaging
Un kit NIO

Per citare qualche esempio italiano ci sono i cocktail di NIO (Needs Ice Only) confezionati in bustine grandi quanto quelle di un CD, che possono essere conservate anche a temperatura ambiente. Per consumare i drink basta strappare l’angolo pretagliato, aggiungere ghiaccio e versare.
Come spiegato in un’intervista a Gambero Rosso dagli stessi fondatori del brand, il valore aggiunto dei loro pack minimalisti sta nel filtro pensato appositamente per mantenere inalterate le materie alcoliche all’interno. 

Spirito, ready to drink, packaging
ph. Spirito

C’è poi chi come Spirito, servizio di cocktail delivery nato a Brescia nel pieno dell’emergenza, ha costruito uno storytelling volto a celebrare le bellezze d’Italia. A ciascun cocktail è associata una città sulla base della sua “personalità”: Moscow Mule per Amalfi, Daiquiri per Taormina, Old Fashioned per Roma e così via.

Altre proposte fantasiose arrivano da Mr Bubbles, Meme Cocktail o il più famoso Winelivery, che hanno puntato sulle confezioni in vetro, sia nell’ottica di una maggiore sostenibilità che per conservare una sorta di “artigianalità” a partire dai materiali. 

Mr Bubbles, ready to drink, packaging
ph. Mr Bubbles

Sembra che i ready-to-drink siano una tendenza destinata ad accompagnarci ancora a lungo. Secondo BevNet a trainare questa rivoluzione saranno soprattutto Millennials e Gen Z, più propensi a fare acquisti da casa e particolarmente attenti alla qualità dei cocktail, fedeli al mantra del “drink less, but drink better”. 

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