I packaging dell’antico Egitto
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Quando nasce un trend sono pochi gli innovatori che colgono in anticipo il valore del nuovo fenomeno, contribuendo a sfruttarlo e a farlo conoscere: sono i cosiddetti “early adopters”. A seguire c’è la maggioranza, la “late majority”, una categoria più ampia di consumatori che si appropria del trend decretandone definitivamente il successo. Infine abbiamo i ritardatari, i “laggards”, che arrivano quando ormai i giochi sono fatti.
La stampa digitale diventerà una opzione tra tante oppure rivoluzionerà completamente il modo delle aziende di approcciarsi al packaging? In attesa di studiare le mosse delle aziende nei prossimi anni nel mondo del packaging, uno dei principali “early adopter” delle nuove tecnologie sembra essere il gruppo Philip Morris International.
La stampa digitale diventerà una opzione tra tante? Oppure rivoluzionerà completamente il mondo del packaging?
La multinazionale del tabacco sta infatti adottando la stampa digitale per il packaging di diversi prodotti. Secondo Tony Snyder, Vice President Innovazione e Sviluppo dei prodotti Philip Morris, non è questione di “se”, ma piuttosto di “quando”.
Per Snyder la rivoluzione è inevitabile e le aziende dovrebbero aggiornare al più presto le proprie strategie, per coglierne i vantaggi e competere sui mercati globali. Una delle prossime aree di sfida potrebbe essere lo sviluppo di tecnologie in-house, con l’assunzione diretta in azienda degli strumenti e del know-how necessario per la stampa digitale.
La multinazionale del tabacco sta adottando la stampa digitale per il packaging di diversi prodotti.
Tre anni fa Philip Morris ha adottato l’uso della Gallus Labelfire 340, un sistema digitale di stampa che può verniciare, rifinire e trattare le etichette con un unico passaggio produttivo, dal rullo all’etichetta punzonata.
Uno dei motivi che hanno spinto Philip Morris ad affidarsi a questa nuova tecnologia è stato il lancio di IQOS, la sigaretta elettronica commercializzata come alternativa ai pacchetti tradizionali. Il packaging di IQOS è infatti costituito da tante nuove parti rispetto a un pacchetto di sigarette: non solo le cartucce di tabacco, ma la penna, i caricabatterie, le parti sostituibili, i libretti d’istruzioni.
Per il nuovo prodotto era previsto il lancio in 43 mercati, in un lasso ristretto di tempo, senza certezze sulla risposte dei diversi Paesi e sui volumi da sviluppare. Per questo motivo Philip Morris ha scelto la stampa digitale per il packaging, sfruttandone la velocità e l’accuratezza.
Il packaging di IQOS è costituito da tante nuove parti: le cartucce, la penna, i caricabatterie, le parti sostituibili, i libretti d’istruzioni.
La nuova tecnologia ha permesso di ottenere diversi tipi di finitura sul prodotto, tra cui effetti metallici e opachi, garantendo un’ottima qualità finale. L’obiettivo dell’azienda è ridurre i tempi di commercializzazione da 4 mesi a 7 giorni, rendendo il processo di stampa flessibile e in grado di assorbire i cambiamenti del mercato.
Da questo punto di vista le caratteristiche della stampa digitale rispondono sia all’interesse dei consumatori per le novità, sia alla necessità delle aziende di stoccare bassi volumi nei magazzini, ottenendo invece un veloce turnover sugli scaffali.
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Soprattutto per confezionare i suoi prodotti tecnologici. Per questo investe in ricerche e innovazioni, di cui l’azienda ha parlato in una recente guida online.
Quelle realizzate in cartone da un campione di surf americano, ad esempio. O quelle a nido d’ape di due gemelli della Cornovaglia.
Ce ne sono pochi nelle case, ma sono ovunque in molti settori del mercato, soprattutto nel campo degli alimenti freschi.