I packaging dell’antico Egitto
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Viene prima il prodotto o il consumatore? Nel mondo del packaging, soprattutto del settore beauty, quasi sempre il prodotto. Che siano colori, profumi o composizioni, le caratteristiche del contenuto determinano la natura e l’aspetto grafico delle confezioni. Eppure può succedere che il packaging si adegui non alle features di prodotto, ma alle caratteristiche del target.
Il packaging accessibile alle persone con problemi di vista, ad esempio, non rappresenta un vero e proprio trend, ma è un fenomeno in costante crescita. Il numero di aziende che lavorano in questa direzione aumenta anno dopo anno, rivolgendosi a una nicchia di mercato comunque ragguardevole: nel mondo 1,3 miliardi di persone vivono con diversi difetti di vista, e di questi 36 milioni sono non vedenti.
Il packaging accessibile alle persone con problemi di vista è un fenomeno in costante crescita.
Come creare confezioni speciali per rendere i prodotti riconoscibili anche a questo pubblico? Un brand che da anni punta a includere informazioni per non vedenti nel proprio packaging è L’Occitane, azienda francese di prodotti per bellezza, che ha iniziato a inserire informazioni in braille nel 1997. Recentemente l’azienda ha stampato una serie di etichette per shampoo e balsamo con alcuni tratti in rilievo: piccole linee verticali per riconoscere lo shampoo, due linee di puntini orizzontali per identificare il balsamo, con un sistema che risulta accessibile anche a chi non conosce il braille, un alfabeto che di fatto può richiedere anni di studio.
Ad oggi il 70% dei prodotti L’Occitane ha l’etichetta in braille.
Il raggiungimento del 100% è ostacolato da alcuni problemi tecnici, come la collocazione del braille sui prodotti più piccoli come saponette e tubetti. L’esempio di L’Occitane è stato seguito di recente anche da Herbal Essence bio, brand di Procter & Gamble.
Ad oggi il 70% dei prodotti L’Occitane ha l’etichetta in braille.
I segni tattili che rendono riconoscibili shampoo e balsamo per il momento sono stati introdotti dal brand francese solo in nord America, con commenti e feedback positivi. Da gennaio 2020 la nuova caratteristica sarà disponibile su altre linee di prodotti e per un primo gruppo di mercati esteri.
Implementare il braille vero e proprio nel packaging è una sfida tecnica ed economica che aveva già affrontato l’azienda M&H Plastics, parte del gruppo RPC, sviluppando un sistema per portare il braille direttamente sulle confezioni in plastica. Stampare direttamente sulle confezioni, infatti, ha grandissimi vantaggi rispetto alla realizzazione di etichette, che possono più facilmente deteriorarsi o essere strappate via. Per la stampa viene utilizzata una vernice particolare per imprimere i puntini; il sistema misura inoltre la distanza tra i segni per assicurare che l’altezza dell’alfabeto braille resti uniforme in tutta la confezione, requisito fondamentale per una corretta leggibilità.
Gli investimenti fatti in questo ambito dall’industria dei cosmetici stanno recentemente coinvolgendo altri settori. La startup food-tech Mimica, ad esempio, crea etichette che si degradano una volta superata la data di scadenza: in questo modo i non-vedenti possono capire al semplice tocco quando è tempo di buttare via il prodotto.
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Soprattutto per confezionare i suoi prodotti tecnologici. Per questo investe in ricerche e innovazioni, di cui l’azienda ha parlato in una recente guida online.
Quelle realizzate in cartone da un campione di surf americano, ad esempio. O quelle a nido d’ape di due gemelli della Cornovaglia.
Ce ne sono pochi nelle case, ma sono ovunque in molti settori del mercato, soprattutto nel campo degli alimenti freschi.