Dove va il packaging sostenibile

Come cambia il mondo delle confezioni, sempre più green

1 Luglio 2019

Se fino a qualche anno fa le aziende che producevano packaging sostenibile potevano contarsi sulle dita di una mano, oggi ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi è diventato un imperativo categorico, tanto per i consumatori quanto per i brand. Alla fine dell’anno scorso, il colosso dell’e-commerce Amazon ha annunciato il potenziamento del Frustration Free Packaging Program, un programma che mira a ridurre gli sprechi e l’utilizzo di elementi superflui. Contemporaneamente McDonald’s ha dichiarato l’intenzione di rendere il proprio packaging rinnovabile e riciclato al 100% entro il 2025. Grandi brand nel settore del personal care come Unilever sostengono di voler investire maggiormente nella realizzazione di packaging a ridotto impatto ambientale. Questo rinnovato interesse da parte dei brand a introdurre imballaggi sostenibili è dovuto principalmente a un cambiamento nelle abitudini di acquisto dei consumatori, in particolare di quelli più giovani, millennials e generation Z, molto più sensibili alle tematiche ambientali rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.

Ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi è diventato un imperativo categorico, tanto per i consumatori quanto per i brand.

Nonostante alcuni big abbiano cominciato già da tempo a investire nello sviluppo di imballaggi a ridotto impatto ambientale, la sostenibilità è ancora percepita come tema relativamente nuovo da tanti operatori dell’industria del packaging. Non solo brand-owner, ma anche costruttori di tecnologie, stampatori, converter e distributori. Per produrre packaging sostenibile, l’intera industria dovrà considerare l’insieme di fattori che contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale di un imballaggio. Si tratta di uno studio complesso che parte dalla scelta delle materie prime utilizzate, e prosegue analizzando i processi produttivi fino alla valutazione del loro ciclo di vita (LCA, life cycle assessment). È importante dunque che i diversi professionisti nell’ambito del packaging siano aggiornati sulle normative vigenti, per prendere decisioni accurate circa i materiali da utilizzare, il loro smaltimento/riciclo e le tecniche di produzione adoperate ad ogni livello della supply chain.

La sostenibilità è ancora percepita come tema relativamente nuovo
da tanti operatori dell’industria del packaging.

Nel prossimo futuro, per esempio, bisognerà tenere a mente che il Parlamento Europeo ha dato il via libera a una direttiva che imporrà entro il 2021 il divieto di consumo di prodotti in plastica monouso come cannucce, sacchetti, contenitori per fast-food in polistirolo espanso, miscelatori per le bevande e bastoncini per palloncini. 

Ci sono tre principali tendenze, in forte sviluppo, che vale la pena seguire sul tema della sostenibilità nel packaging:

1) Il cartone e i materiali biodegradabili prendono il posto della plastica. A questo proposito, sul sito di Sustainable Packaging Coalition è disponibile la guida Design for Recycled Content (consultabile qui), che offre consigli pratici sull’adozione di materiali e processi a ridotto impatto ambientale, ponendo attenzione sui limiti dei supporti e delle tecnologie attualmente esistenti e sulle opportunità future.

2) Aumenta la produzione di imballaggi monomateriale, a discapito di quelli multi-materiale che sono più difficili da smaltire.

3) Si preferisce sempre più la realizzazione di piccole tirature, per ridurre gli sprechi. Per decenni la pratica dell’overpackaging (ovvero la produzione di imballaggi sovradimensionata rispetto all’effettiva necessità) non è mai stata messa in discussione. Almeno fino all’avvento delle tecnologie di stampa digitale, che consentono di produrre imballaggi personalizzati, in quantità ridotte, a prezzi accessibili. La possibilità di realizzare piccole o piccolissime tirature a costi contenuti aiuterà a ridurre sensibilmente gli sprechi connessi alla produzione standard di imballaggi.

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