I packaging dell’antico Egitto
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
A detta di molti la carta è una delle invenzioni più rivoluzionarie della storia dell’umanità. Dalla scrittura alla conservazione delle informazioni, dal packaging all’arte, questo materiale ha attraversato secoli e continenti, adattandosi a moltissimi usi e diventando uno strumento essenziale in molti settori. Ma come siamo arrivati alla carta come la conosciamo oggi? E qual è stato il suo impatto, in generale, sul settore del packaging?
La carta ha origini antiche, è stata prodotta per la prima volta circa 2000 anni fa, probabilmente in Cina. Prima della sua introduzione gli esseri umani usavano per scrivere materiali più costosi e meno pratici, come il papiro (in Egitto), la pergamena (ottenuta da pelli di animali) o le tavolette di argilla. Il primo esempio di produzione di carta è attribuita al funzionario imperiale cinese Cai Lun, che intorno all’anno 105 d.C. sviluppò un metodo per creare fogli di carta usando materiali vegetali come cortecce di alberi, stracci di lino e reti da pesca dismesse.
La carta fu prodotta per la prima volta 2000 anni fa in Cina. Prima della sua introduzione venivano usati per la scrittura il papiro, la pergamena o le tavolette di argilla, strumenti più costosi e meno pratici.
Per capire come Cai Lun cinese produsse la carta, e come la produciamo ancora oggi, bisogna addentrarsi nei meccanismi chimici e fisici che permettono di trasformare le fibre vegetali in fogli compatti e resistenti. Tutto parte dalla cellulosa, un polisaccaride presente nelle pareti cellulari delle piante, le cui fibre possono essere intrecciate per formare una trama solida. La lavorazione delle fibre avveniva in origine in grandi vasche piene d’acqua, dove le fibre si disintegravano in una poltiglia. La polpa veniva in seguito stesa su un setaccio e l’acqua completamente drenata, lasciando che le fibre si intrecciassero formando un sottile strato. Dopo l’asciugatura, ciò che rimaneva era un foglio di carta grezza.
Tutto parte dalla cellulosa: una sostanza presente nelle pareti cellulari delle piante, le cui fibre possono essere intrecciate per formare una trama solida.
Con il passare dei secoli il processo di fabbricazione della carta si è molto evoluto. Durante il Medioevo l’arte della produzione della carta si diffuse rapidamente in Asia e in Europa, passando per il mondo islamico, e ogni cultura apportò miglioramenti tecnici. In particolare nel XVIII secolo fu progettata in Francia la cosiddetta “macchina da carta continua”, un’invenzione dell’ingegnere Louis-Nicolas Robert che consentiva di creare lunghi fogli di carta con un moto produttivo perpetuo, senza interruzioni.
La macchina di Robert spianò la strada alla produzione industriale della carta, trasformando una pratica artigianale in una vera industria su larga scala. Da allora i materiali e i processi chimici sono stati ulteriormente ottimizzati, ma il principio rimane lo stesso: separare le fibre di cellulosa, sospenderle in acqua, formare un foglio e poi asciugarlo.
Nel XVIII secolo l’inventore Louis-Nicolas Robert progettò la cosiddetta “macchina da carta continua”. Un’invenzione che rivoluzionò l’industria della carta con la produzione senza interruzioni di lunghi fogli.
Oggi la carta viene prodotta principalmente a partire da due fonti di cellulosa: legno e fibre riciclate. Le fabbriche moderne utilizzano grandi macchinari per eseguire questo processo su scala industriale, attraverso alcuni passaggi specifici: il primo è la cottura delle fibre, che consiste nella scomposizione della cellulosa e nella rimozione della lignina, una sostanza che incolla le fibre tra loro. È un passaggio essenziale per ottenere una carta elastica e facilmente lavorabile. Segue la fase di “sbiancamento”, in cui la polpa viene trattata chimicamente per ottenere il colore bianco/chiaro tipico della carta che conosciamo. Infine gli strati di polpa vengono portati su grandi nastri trasportatori, gli eredi delle “macchine continue” di Robert, dove il materiale viene depositato, pressato e asciugato, producendo rotoli di carta lunghi centinaia di metri.
Oggi le fabbriche utilizzano grandi macchinari per eseguire il processo su scala industriale, attraverso alcuni passaggi specifici: cottura delle fibre, sbiancamento e produzione dei fogli.
Più o meno alla fine del XIX secolo, quando la produzione di carta diventò progressivamente più economica, il materiale iniziò ad essere usato anche per confezionare beni e oggetti, modificando in profondità i processi produttivi alla base dei packaging. Uno dei primi esempi fu il sacchetto di carta, utilizzato per trasportare prodotti come farina o spezie, a partire dalla metà del 1800. Le confezioni in carta erano generalmente leggere, pratiche, poco costose e facili da produrre.
Ma il vero punto di svolta arrivò con l’invenzione del cartone: una carta rinforzata, ottenuta sovrapponendo più strati di carta, sperimentata la prima volta alla fine del XIX secolo e subito adottata in molti settori commerciali e industriali. Nel 1871 l’ingegnere americano Albert Jones produsse poi il primo esempio di “cartone ondulato” (o corrugato), costituito da un foglio di carta ondulata inserito tra due fogli piatti. Il materiale, dalla struttura ancora più solida e resistente, mostrò subito eccellenti proprietà di ammortizzazione, rivelandosi perfetto per l’imballaggio di oggetti fragili. Da quel momento le scatole di cartone ondulato divennero rapidamente lo standard per la spedizione di merci. Oggi più del 90% di tutti i beni spediti vengono imballati in cartone ondulato.
Nel 1871 l’ingegnere Albert Jones consegnò un brevetto per la produzione di cartone ondulato, un materiale costituito da un foglio di carta ondulata inserito tra due fogli piatti.
Le confezioni in carta si diffusero progressivamente anche nell’ambito del confezionamento alimentare. La carta “cerata” soprattutto, introdotta per la prima volta nel XIX secolo, fu un’innovazione importante, che permise di avvolgere e conservare gli alimenti in modo igienico e resistente all’umidità. Oggi la carta è ampiamente utilizzata per molti alimenti: dalle scatole per cereali alle confezioni per fast food, fino agli imballaggi per dolci e prodotti da forno.
Con l’aumentare della consapevolezza ambientale, negli ultimi anni la carta ha vissuto un’ulteriore valorizzazione per le sue caratteristiche ecologiche. A differenza della plastica infatti, che impiega centinaia di anni a decomporsi, la carta è biodegradabile e riciclabile, una caratteristica che la rende una scelta preferibile per ridurre l’impatto ambientale in fase di consumo.
Il futuro dei packaging in carta appare piuttosto luminoso, anche grazie all’introduzione di nuove tecnologie che mirano a rendere la carta ancora più resistente, impermeabile e versatile. Sono tante le aziende che investono in materiali ibridi, combinando carta e polimeri biodegradabili, per creare imballaggi che siano al tempo stesso robusti e rispettosi dell’ambiente. La carta, nata come semplice mezzo di scrittura, si è evoluta oggi in un materiale versatile che ha trasformato definitivamente il settore del packaging. Grazie alle sue proprietà e alla sua capacità di essere prodotta in modo sostenibile, continuerà probabilmente a svolgere un ruolo centrale nel futuro di quest’industria.
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Soprattutto per confezionare i suoi prodotti tecnologici. Per questo investe in ricerche e innovazioni, di cui l’azienda ha parlato in una recente guida online.
Quelle realizzate in cartone da un campione di surf americano, ad esempio. O quelle a nido d’ape di due gemelli della Cornovaglia.
Ce ne sono pochi nelle case, ma sono ovunque in molti settori del mercato, soprattutto nel campo degli alimenti freschi.