I packaging dell’antico Egitto
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Ogni mese pubblichiamo storie e notizie a tema packaging sulla nostra pagina LinkedIn. A dicembre raccontiamo di bare in cartone, packaging che si sbucciano ed etichette della birra che si trasformano in stickers. Per restare sempre aggiornati potete seguirci qui.
In Francia, l’Association Cercueil Écologique en Cellulose vende bare in cartone ondulato col proposito di fornire un’alternativa più ecologica al mercato funebre. Al momento trovare alternative alla sepoltura classica e alla cremazione è molto difficile.
A detta di Agnés Dione, presidente dell’Association, i vantaggi del cartone nel settore sono indubbi. Rispetto al legno, è più rispettoso dell’ambiente, costa un terzo in meno e richiede circa 90 minuti per essere totalmente incenerito durante il processo di cremazione.
In Francia, per legge, non è possibile essere seppelliti senza bara e questo rende impossibile introdurre metodi del tutto nuovi come l’acquamazione, il compostaggio dei corpi, l’umusazione e la criomazione, tutte tecniche già introdotte in Paesi come la Polonia, l’America, la Svezia, il Belgio e il Regno Unito.> Continua a leggere su LinkedIn
La diffusione del brick come materiale ideale per il confezionamento è generalmente attribuita a Ruben Rausing, fondatore di Tetrapak, che riuscì a comprimere in un unico foglio tre strati di carta, alluminio e polietilene.
Un mix vincente, in grado di donare alla confezione elasticità, solidità, impermeabilità e sicurezza nel trasporto. Il materiale resta tuttavia complesso da recuperare e riciclare correttamente. Attualmente infatti circa il 50% dei brick in commercio non viene del tutto smaltito.
Per ovviare al problema, il designer americano Pushan Panda ha progettato il “Bruck”, un packaging riciclabile al 100% che semplifica la separazione dei materiali. La confezione presenta un’estetica essenziale e un sistema di apertura facilitata, con un elemento rimovibile nella parte frontale che divide il packaging in due. Una volta esaurito il prodotto, è sufficiente “pelare” la confezione per separare l’involucro di carta dalla struttura interna in plastica. > Continua a leggere su LinkedIn
In genere è praticamente impossibile separare un’etichetta da un contenitore di birra senza comprometterne la riciclabilità, a causa delle tracce adesive che lasciano su bottiglie o lattine. Eppure sembra che la Whetstone Beer Co., azienda arrivata al decimo anno di produzione, abbia trovato una soluzione. Il birrificio del Vermont ha lanciato sul mercato una serie di lattine con etichette adesive “fustellate”, facili da applicare alle lattine e altrettanto facili da rimuovere dal dorso delle confezioni.
L’idea, sviluppata in collaborazione con un artista locale, ha richiesto un anno di lavorazione. Ogni miniatura è un mini-poster di viaggio con elementi nascosti, personaggi e scene che raccontano il brand. Secondo i founders Tim Brady, Amy Brady e David Hiller, l’iniziativa nasce per rendere più appetibile la confezione a scaffale e per estendere la vita e la funzione delle etichette. > Continua a leggere su LinkedIn
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Soprattutto per confezionare i suoi prodotti tecnologici. Per questo investe in ricerche e innovazioni, di cui l’azienda ha parlato in una recente guida online.
Quelle realizzate in cartone da un campione di surf americano, ad esempio. O quelle a nido d’ape di due gemelli della Cornovaglia.
Ce ne sono pochi nelle case, ma sono ovunque in molti settori del mercato, soprattutto nel campo degli alimenti freschi.