Bag in Box, l’innovazione che ha cambiato il packaging del vino
Sessant’anni fa il vino veniva venduto per la prima volta in Bag in Box: oggi è un contenitore sempre più apprezzato.
Uno dei settori maggiormente responsabili della produzione di imballaggi usa-e-getta derivanti dagli acquisti online è quello della moda. A luglio, l’ONG statunitense Habits of waste ha lanciato la campagna #ShipNaked per sensibilizzare le persone sul problema e far pressione sulle maggiori aziende, invitandole a trovare soluzioni concrete.
Sebbene colossi come Amazon, Target e Walmart abbiano lodato l’iniziativa senza però aderirvi, esistono esempi di giovani aziende che provano a rendere le spedizioni dei capi d’abbigliamento più sostenibili.
La start up statunitense Boox lavora affinché i brand della moda riforniscano scatole riutilizzabili, entrando a far parte di un network locale di spedizioni basato su riuso e circolarità. Lanciata a maggio con un progetto pilota, Boox ha già raccolto 9,25 milioni di dollari di finanziamenti, stipulando accordi con Patagonia, Sephora, Chanel e Nike.
Boox a maggio di quest’anno ha già raccolto 9,25 milioni di dollari di finanziamenti
Le scatole di Boox sono fatte di un materiale pieghevole, lavabile e resistente, e sono dotate di una chiusura in velcro. Il loro costo è sicuramente superiore a quello delle normali confezioni in cartone, ma il vantaggio principale per le aziende partner è il risparmio nella logistica inversa, grazie ad un sistema di cambi e resi che rende superfluo il confezionamento del prodotto.
A fronte di una piccola commissione di servizio, i clienti finali possono scegliere, una volta ricevuto l’acquisto, se tenere le scatole o restituirle presso un punto di raccolta. Lí vengono disinfettate e riconsegnate alle aziende partner per essere riutilizzate, senza ulteriori costi.
I clienti finali possono scegliere se tenere le scatole o se restituirle presso un punto di raccolta
Secondo Sheila Morovati, fondatrice di Habits of waste, queste soluzioni cominciano a interessare molti brand, anche se il risultato potrebbe essere la riduzione o l’eliminazione dell’imballaggio tradizionale. La sensibilità ambientale è una costante che rivoluzionerà l’intero sistema di acquisto e trasporto, ma probabilmente avrà un forte impatto sull’esperienza fornita al cliente finale.
Anche la start up Olive basa il suo business sul packaging riutilizzabile e sostenibile senza però rinunciare all’esperienza dell’unboxing. Fondata a febbraio, è già in forte ascesa e annovera partner come Hugo Boss, Misha Nonoo, Veronica Beard e Saks Fifth Avenue.
Olive basa il suo business sul packaging riutilizzabile e sostenibile senza rinunciare all’esperienza dell’unboxing
Le sue scatole sono fatte di un tessuto lavabile, resistente e imbottito, sigillato da un pratico e sicuro sistema di cerniera e lucchetto. Tramite un’estensione scaricabile da browser, Olive permette al cliente finale di individuare prodotti e marchi diversi da aggregare nelle sue scatole in un unico viaggio. Il vantaggio è poter provare tutto direttamente a casa “come se avessero portato il grande magazzino nella tua camera da letto”.
Una volta completato l’acquisto, le box di Olive vengono ritirate con gli eventuali resi direttamente da casa, semplificando l’intera procedura.
Obiettivo comune a Olive e Boox è quello di fare a meno definitivamente della carta e plastica in eccesso nell’e-commerce. Una soluzione che permetterebbe di continuare ad acquistare comodamente i nostri capi d’abbigliamento da casa, riducendo l’impatto ambientale dell’intera filiera.
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