Pantone 2025: il packaging si tinge di Mocha Mousse
Un nuovo anno, un nuovo colore grazie a Pantone 2025: l’eleganza calda di Mocha Mousse e le sue applicazioni al packaging
L’ascesa delle criptovalute genere sempre maggior entusiasmo, anche nel mondo del packaging. Oggi gli investitori sono alla ricerca di NFT, acronimo che sta per Non Fungible Token, per aiutare le aziende a rivalutare i propri marchi e rinnovare la propria identità visiva.
Un NFT può contenere qualsiasi tipo di informazione digitale: disegni, GIF, canzoni, oggetti (nei videogiochi). Può trattarsi di un contenuto unico, come un dipinto, o una copia come le trading cards. A garantirne l’originalità e l’appartenenza ci pensa la tecnologia blockchain., che tiene traccia di chi possiede la proprietà del file.
Per questo sono diventati uno strumento per rivitalizzare il mercato dell’arte digitale e generare l’entusiasmo dei collezionisti, ai quali i brand vendono oggetti unici a determinate condizioni.
I Token non fungibili sono diventati il prodotto perfetto per rigenerare il mercato dell’arte digitale
Budweiser è entrato nello spazio NFT con una collezione digitale delle lattine più famose e memorabili. Si chiama Budverse Cans Heritage Edition ed è una vera e propria “serie da museo” digitale. Naturalmente è andata a ruba. Gli acquirenti hanno ottenuto, oltre a una ricevuta digitale, dei non precisati vantaggi Budverse, a patto di rispettare determinate restrizioni sulla visualizzazione, sull’utilizzo e sulla rivendita.
Campbell Soup Company ha celebrato recentemente il design della nuova lattina di zuppa con degli NFT personalizzati, realizzati in collaborazione con l’illustratrice Sophia Chang. I primi 100 NFT autenticati sono andati all’asta su OpenSea a luglio dello scorso anno. Il ricavato è stato devoluto in beneficenza a Feeding America.
Gli NFT consentono anche di acquistare oggetti materiali, oltre che dati e contenuti digitali. La start-up Yahyn permette di comprare e collezionae vini all’asta, dando modo agli acquirenti di poter fare beneficenza, di raccogliere fondi o collezionare altri pezzi unici d’arte digitale tramite la nuova tecnologia.
Anche questo mondo virtuale comincia a presentare limiti giuridici e ambientali di una certa rilevanza. Se da una parte c’è il rischio di trovarsi ad acquistare e collezionare oggetti digitali accettando forti restrizioni contrattuali, dall’altra ci si domanda quanto questa nuova tecnologia sia sostenibile.
Secondo molti osservatori l’arte digitale è responsabile di un enorme consumo di energia che, sommata al rilascio di carbonio derivante dalle criptovalute, potrebbe vanificare il tentativo dei brand di rivalutarsi facendo a meno del supporto fisico e tradizionale.
Secondo molti osservatori, l’arte digitale è responsabile di un enorme consumo di energia
Secondo Rebecca Thomas Christou, co-fondatrice di ROOK NYC, gli NFT sono destinati a restare, a condizione che si cominci a parlare seriamente dell’impatto ambientale della criptoarte.
Per Shaun Loftman, executive creative director di Landor & Fitch, la tecnologia NFT potrebbe rivelarsi sostenibile perché consentirebbe di ridurre il considerevole investimento nel design del marchio, nella stampa e nella produzione.
Un nuovo anno, un nuovo colore grazie a Pantone 2025: l’eleganza calda di Mocha Mousse e le sue applicazioni al packaging
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L’iniziativa dedicata agli oltre 9 italiani su 10 che si dedicano alla lettura delle informazioni nutrizionali sui prodotti alimentari .