L’effetto-aptico: la stampa da toccare

Stringere tra le mani una confezione piacevole al tatto ci rende più disponibili all’acquisto

20 Settembre 2019

Stringere tra le mani una confezione piacevole al tatto aumenta il valore che diamo all’oggetto che contiene e ci rende più disponibili all’acquisto. Per l’industria del packaging è un’ottima notizia e per questo sempre più aziende investono in sistemi di stampa in grado di ricreare il cosiddetto “effetto aptico”, specialmente con tecnologie digitali. 

Gli esperti di neuromarketing ce lo dicono da tempo: offrire agli utenti un’esperienza sensoriale li invoglia all’acquisto e, in molti casi, li induce a spendere di più se la confezione ha l’aria di essere pregiata. L’immediata conseguenza, che stando alle statistiche continuerà ad essere uno dei maggiori trend nei prossimi dieci anni, è stata la premiumisation, ossia la tendenza a trasformare l’acquisto di prodotti anche semplici in un’esperienza “luxury”. A trarne vantaggio non sono soltanto i brand ma l’intera industria del packaging, chiamata a sperimentare e investire sempre più in nuove tecnologie in grado di riprodurre effetti tattili e texturizzati sulle confezioni. 

Sempre più aziende investono in sistemi di stampa in grado di ricreare il cosiddetto “effetto aptico”, specialmente con tecnologie digitali.

L’imperativo degli ultimi anni è “effetto aptico”. L’etimologia della parola viene dal greco haptikos e significa letteralmente “venire in contatto con qualcosa”. Nel mondo della stampa si riferisce a tutte le caratteristiche “materiche” di una superficie che ci spingono a toccarla, sfiorarla e tenerla tra le mani. Per ottenerlo, il mondo della grafica si è sempre servito di innumerevoli tecniche: laminazione, verniciatura, goffratura e la vecchia, ma pur sempre cara, serigrafia. 

La principale novità consiste nel fatto che molti di questi effetti possono essere riprodotti con tecnologie di stampa e finishing digitali. Grazie al digital embossing è possibile ottenere texture lucide e satinate anche su materiali piuttosto spessi, che sono quelli generalmente utilizzati nella realizzazione degli imballaggi. Vengono realizzate con sistemi di verniciatura spot con tecnologia inkjet drop-on-demand e vernice UV.

effetto aptico stampa da toccare
Un esempio di digital embossing

Rispetto ai sistemi tradizionali, queste soluzioni permettono di realizzare tirature anche minime altamente variabilizzate, garantendo un elevato risparmio sui tempi e costi. Per ottenere gli effetti tattili, infatti, non sono richiesti lunghi tempi di avviamento né la preparazione di cliché e telai, tipici per esempio della serigrafia tradizionale. 

Grazie al digital embossing è possibile ottenere texture lucide e satinate anche su materiali piuttosto spessi, che sono quelli generalmente utilizzati nella realizzazione degli imballaggi

Sulla stessa scia si colloca l’annuncio che Xeikon ha fatto lo scorso agosto.
Il costruttore belga ha presentato uno speciale flusso di lavoro che abbina le performance della stampante Xeikon X-800 a quelle degli inchiostri UV PantherCure. Questi ultimi permettono di aggiungere un sottile strato “tattile” su alcune porzioni degli stampati, creando il tanto desiderato “effetto aptico” anche sulle etichette delle confezioni, che potranno ora essere arricchite con effetti tattili e strutturali.

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Etichetta embossed

La nuova tecnologia apre nuovi scenari e opportunità per i produttori di etichette di fascia alta, ma permetterà anche di risparmiare sui costi di prestampa. Jeroen Van Bauwel, direttore del Product Management di Xeikon ha dichiarato che la tecnologia che genera lo strato “tattile” è incorporata all’interno del sistema X-800. Una volta ricevuto il file con il tipo di design da texturizzare, il flusso di lavoro della stampante riconosce automaticamente l’immagine e genera le informazioni necessarie ad attivare la testa di stampa.

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