La storia del tennis in un tubo di latta

Come si è evoluto il leggendario packaging delle palline da tennis, dall'Ottocento ai giorni nostri

27 Maggio 2022

I giocatori di tennis all’ascolto se lo saranno chiesto milioni di volte: perché le confezioni delle palline sono sottovuoto?

L’evoluzione tecnica di questa confezione è stata strettamente legata ad alcune tappe della storia di questo sport. Proviamo a ripercorrere le più significative. 

L’evoluzione tecnica di questa confezione è strettamente connessa ad alcune tappe della storia di questo sport

Nel 1883 il tennis, inventato dal maggiore Walter Clopton Wingfield, era da poco diventato lo sport professionistico preferito dalle élite. Le palline erano realizzate partendo da una piccola camera d’aria in gomma riempita di gas tramite un complesso sistema a pressione. Venivano trasportate in ricercate scatole di cartone o legno,  che non erano comodissime da trasportare e facevano sì che si sgonfiassero molto velocemente.

Le prime confezioni delle palline da tennis, in stile liberty (fonte: TennisFame)
(fonte: TennisFame)

Nel 1920, la Thomas Wilson & Company e la Pennsilvania Rubber Co. lanciarono sul mercato il più famoso modello di sport packaging industriale. Fu scelta la forma di tubo ancora in uso oggi.

Le confezioni erano fatte in latta (materiale molto in voga all’epoca) e potevano contenere dalle quattro alle sei palline.

Nel 1920 venne lanciato l’iconico tubo, in uso ancora oggi

Il tubo veniva riempito di gas di modo che la pressione presente all’interno e all’esterno delle palline le mantenesse integre fino alla loro apertura, e ne favorisse la commercializzazione. Si chiudevano con tappo a vite (quindi richiudibile) o usa e getta. Il sistema di apertura era composto di una linguetta e una chiave, che una volta girata depressurizzava il contenitore. 

Le varianti inglese e americana dei primi tubi, richiudibili o usa e getta (fonte: TennisFame)

Durante la Seconda Guerra Mondiale si tornò bruscamente alle scatole in legno, a causa della maggior richiesta di gomma e metallo in ambito bellico.

Negli anni Cinquanta, si cominciò a pensare di introdurre nuovi materiali e nuove tecnologie. Comparvero le prime palline non pressurizzate, con contenitori meno tecnici e adatte anche a un pubblico amatoriale.

Un pack di palline Dunlop risalente agli anni ’30 (fonte: TennisFame)

Tra gli anni Sessanta e Settanta, con l’introduzione di nuovi regolamenti professionali, il packaging del tennis si trovò davanti ad una svolta epocale. Per non compromettere l’ancora fondamentale sistema di pressurizzazione richiesto a livello agonistico, si passò prima ad un sistema di chiusura con tappo ermetico e poi all’introduzione della prima apertura a linguetta di metallo. 

Uno dei primi pack con sistema di apertura a linguetta e tappo (fonte: TennisFame)

Questa chiusura, ispirata a quella utilizzata nelle lattine di bibite gassate, rese più pratica l’apertura senza compromettere la pressione interna del contenitore.

Da lì in poi il packaging delle palline da tennis ha continuato a evolversi. Complice la posizione di spicco del tennis nella programmazione televisiva e la sua spettacolarizzazione, le aziende hanno cominciato a investire nel miglioramento delle performance da un punto di vista tecnologico.

Dagli anni Settanta in poi le aziende hanno cominciato a investire su un miglioramento delle performance tecnologiche

Aziende come Wilson Sporting Goods e Penn cominciano a introdurre tubi in plastica trasparente.

Il primo tubo trasparente, lanciato sul mercato da Wilson (fonte: TennisFame)

La sfida oggi è trovare un compromesso tra la funzionalità e la sostenibilità delle confezioni. Come in molti altri settori, si punta sul miglioramento dei processi e sull’introduzione di materiali riciclabili e circolari.

Wilson Sporting Goods, per le sue palline Triniti con nucleo pressurizzato, ha progettato un imballaggio resistente ma decisamente più rispettoso dell’ambiente. Realizzata in collaborazione con BillerudKorsnäs, questa confezione è una delle prime riciclabili e biodegradabili, che mettono alla prova la solidità e l’elasticità del cartone prodotto con fibre primarie, naturali al 100%.

I tubi Triniti di Wilson sono prodotti in carta riciclabile

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