Con il cartone puoi arredare anche casa
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La Cina ha registrato negli ultimi anni una crescita netta nella produzione di cartone per il settore dei confezionamenti. Si tratta di un’espansione generata, in primo luogo, dalla rinnovata domanda di una classe media con crescente potere economico, quindi sempre più rivolta agli acquisti di prodotti confezionati. In secondo luogo l’aumento del cartone ondulato è da ricollegare al boom delle grandi aziende locali, ormai arrivate a competere con le società occidentali sui mercati globali, come nel caso del gigante dell’e-commerce Alibaba.
Eppure, nonostante il suo status di grande produttore del mondo, la Cina non genera integralmente le proprie scatole tra i propri confini. Nel paese non esiste una quantità sufficiente di alberi da cui estrarre le fibre fondamentali per la produzione di cartone. Il mercato interno ricava la materia prima soprattutto dalle importazioni.
La Cina non può produrre internamente le sue scatole. Non esiste una quantità sufficiente di alberi da cui estrarre la fibra alla base della produzione di cartone
Non a caso la più famosa imprenditrice locale del settore, Zhang Yin, 65enne proprietaria di un conglomerato multinazionale, ha iniziato la sua carriera acquistando carta straccia in Nord America, per poi spedirla in Asia per la riconversione in cartone. Non è stata l’unica.
“Il mercato cinese è stato, per molti decenni, un mercato di carta riciclata“, ha spiegato Oskar Lingqvist in un’intervista al New York Times, capo della divisione “Paper and Forest Products and Packaging” della società di consulenze McKinsey. Poi nel 2017, nell’ambito di una guerra commerciale in corso con l’Occidente, il governo ha promulgato un divieto su tutti i rifiuti importati, dalla plastica al cartone usato. Così l’industria ha trovato un modo di reinventarsi per reperire la materia prima necessaria: importando cellulosa dalla Russia, costruendo piantagioni di alberi in Vietnam e Laos, sperimentando fibre di bambù, al posto di quelle di pino, per la produzione di cartone autoctono.
Si importa cellulosa dalla Russia, si costruiscono piantagioni in Vietnam, si cerca di produrre cartone usando le fibre di bambù.
Nel frattempo, nella sua fame globale di cartone ondulato, la Cina sta contribuendo a rimodellare l’economia globale, spesso in modi profondi e duraturi, modificando mercati e paesaggi. Moltissime aziende agricole brasiliane, ad esempio, stanno riorganizzando le loro coltivazioni per dare sempre più spazio agli alberi di pino ed esportare le loro fibre in Cina.
I pini non sono originari del Sud America, eppure negli ultimi anni hanno risposto eccezionalmente bene al clima locale, con la sua umidità, il caldo e le piogge abbondanti. Gran parte delle fibre prodotte in Brasile derivano da eucalipto e pino loblolly, alberi che sarebbe impossibile coltivare in Cina.
Una volta importata la materia non lavorata, le aziende produttrici in Cina possono dedicarsi alla realizzazione di carte e cartoni, con risultati sorprendenti in termini di qualità raggiunta e varietà dell’offerta. All’inizio di quest’anno l’azienda italiana Fedrigoni ha stretto un accordo con un produttore specializzato in carte traslucide a Quzhou, nella provincia di Zhejiang.
Nel giro di pochi anni l’azienda cinese è diventata un riferimento a livello mondiale nella realizzazione e distribuzione di carte traslucide, ma anche di packaging alimentari e di confezioni per prodotti di lusso. Lo stabilimento conta oggi 130 dipendenti e produce ogni anno circa 7.000 tonnellate di carta.
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Storia di una una delle confezioni più originali e funzionali del mercato food. Fu progettata da un ingegnere chimico nel 1966.
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