Il dilemma del cartone della pizza

C'è spesso confusione su dove gettarlo, se nella carta oppure no, a cause delle tracce di cibo che si depositano all'interno. Una nuova tecnologia sembra promettere una soluzione.

26 Giugno 2024

La pizza è uno dei piatti più ordinati in assoluto in modalità “to-go” o “delivery”, cioè come alimento da portar via o da ordinare a casa. Ogni anno circa un terzo di tutte le pizze take-away, miliardi in tutto il mondo, vengono trasportate in scatole di cartone ondulato. Questa abbondanza di cartoni rappresenta una sfida enorme dal punto di vista ambientale, anche perché il riciclo di queste confezioni è reso problematico dalle tracce di cibo che si depositano all’interno.

Oltre che per trasportare i cibi, le scatole della pizza sono generalmente usate come superficie su cui consumare l’alimento: anche per questo capita spesso che le scatole restino intrise di grasso, olio e formaggio, cosiddetti residui FOG (fats, oils, grease), che rendono le scatole inadatte al riciclaggio nella carta.

(Photo: Mark_KA/iStock)

Sul fondo delle scatole si depositano tracce di grasso e formaggio: sono residui che le rendono inadatte al riciclaggio nella carta.

Le box in cartone ondulato offrono al trasporto delle pizze due requisiti fondamentali: la sicurezza e la conservazione del calore. Realizzate in robusto cartone non patinato, con struttura ad onda e parete singola, le scatole sono progettate per proteggere i cibi senza contaminarli, conservando il calore durante il trasporto. Il cartone ondulato assorbe grasso e liquidi, garantendo inoltre che non ci siano perdite durante spostamenti e consegne.

Il problema è che, proprio agendo come barriera fisica contro il grasso e altre sostanze, le scatole perdono la propria struttura organica originaria. Dapprima utilissime nello svolgere la propria funzione protettiva, le scatole diventano in seguito un problema, perché difficilmente si riesce a riciclarle al meglio. Molti parlano, a questo proposito, di una sorta di “dilemma della scatola della pizza”.

(Photo: Mohamad Ridzuan / Getty Images)

Assorbendo queste sostanze, le scatole compromettono la propria struttura organica. Sono utilissime, ma impossibili da riciclare correttamente. In giro si parla del “dilemma del cartone della pizza”.

Una soluzione in vista forse c’è. I ricercatori dell’Idaho National Laboratory stanno lavorando ad un nuovo processo in grado di risolvere la questione una volta per tutte. Nei loro laboratori stanno testando un metodo per decontaminare il cartone attraverso la “capacità di separazione dei materiali”. Il progetto, dal profilo particolarmente innovativo, è finanziato dal programma ReSource della Defense Advanced Research Project Agency (DARPA) e ha l’obiettivo di separare grasso, formaggio e altri contaminanti dalle scatole della pizza in modo definitivo, prima del riciclaggio.

Aaron Wilson, il responsabile dell’esperimento, ha spiegato che: “la separazione dei materiali potrebbe essere importante, nei prossimi anni, anche per ridurre gli sprechi nei settori dell’energia e della difesa, Ma intanto abbiamo pensato di iniziare dal cartone della pizza“.

Il progetto ha l’obiettivo di separare grasso, formaggio e altri contaminanti dalle scatole della pizza, attraverso la capacità di separazione dei materiali.

L’esperimento si svolge così: vengono allestiti due piccoli reattori verticali e un serbatoio di contenimento. Il processo prevede il caricamento delle scatole sporche nel primo reattore, l’aggiunta di un solvente che genera una reazione chimica e l’estrazione degli elementi contaminanti. Successivamente il composto passa nel secondo reattore, dove i vari scarti come olii e grassi vengono raccolti sottoforma di solidi cristallizzati. Questo processo rappresenta un miglioramento rilevante rispetto ai metodi di lavaggio con acqua ed è anche molto più sostenibile, visto che non genera acque inquinate.

Il successo di questa tipologia di esperimenti potrebbe aprire la strada, in futuro, a progetti ancora più ambiziosi, in grado di trasformare qualunque rifiuto in materiale riutilizzabile. Sempre a patto che i ricercatori americani riescano a rendere il processo molto più agile e meno costoso: ad oggi il sistema richiede notevoli risorse tecnologiche e grandi nvestimenti economici.

Siamo partiti dalle scatole della pizza perché rappresentano un problema diffuso quando c’è da capire come riciclarle. Ma questa idea di separare le tracce organiche dai materiali ha tantissime applicazioni possibili, dalla sicurezza nazionale alle industrie a zero emissioni. Una volta risolto il dilemma della pizza continueremo a lavorare per risolvere altri dilemmi”.

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