I packaging dell’antico Egitto
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Il Pulp and Paper Institute (ICP) di Lubiana ha realizzato una confezione di cartone ondulato composto da gambi di pomodoro e altri scarti agricoli. La biomassa degli ortaggi viene raccolta e trasformata nei rivestimenti e nelle scanalature che compongono il cartone finito.
L’iniziativa ha avuto origine nel 2019 in collaborazione con Lušt, il più grande produttore sloveno di pomodori. L’obiettivo del progetto era cercare soluzioni alternative di packaging, che non prevedessero l’uso di plastica. In un’intervista rilasciata a Packaging Europe, Igor Karlovits, ricercatore presso l’Istituto sloveno, ha spiegato che “gli studi sulle caratteristiche dei gambi di pomodoro hanno evidenziato la giusta quantità di fibra per la produzione di cartone”.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra i ricercatori di Lubiana e il più grande produttore di pomodori in Slovenia
Il cartone ottenuto contiene circa il 50% di fibre di pomodoro, le quali assegnano alla confezione qualità “meccaniche” come flessibilità e leggerezza. Il resto è composto da fibre di legno già disponibili in commercio.
Durante la produzione, a seguito del frazionamento della fibra, vengono aggiunti additivi biologici (come le colle a base di amido) e coloranti vegetali, affinché le scatole acquisiscano le giuste proprietà di resistenza ad acqua e vapore, rispettando le normative legate all’igiene e al riciclaggio.
Le fibre di pomodoro conferiscono alle confezioni in cartone flessibilità e leggerezza
Una prima fase di sperimentazioni con fibre di pomodoro aveva riguardato la produzione di carta semplice. La ricerca era iniziata nel 2018, passando per una prima fase di scale-up. I prototipi, leggeri e perfetti per il formato-busta, hanno superato brillantemente la fase di test, incoraggiando i ricercatori a concentrarsi sul cartone ondulato.
Nel corso delle fasi successive sono state coinvolte molte piccole aziende locali, che hanno messo a disposizione le loro linee produttive per le sperimentazioni.
Nonostante i test promettenti, secondo Karlovits le confezioni dovranno superare comunque importanti sfide in futuro. Innanzitutto ci sarà da valutare la reperibilità e la disponibilità dell’elemento organico, soggetta alla stagionalità dei raccolti. Ma anche lo stoccaggio, il trasporto e le variazioni di qualità dei pomodori potrebbero influenzare pesantemente la produzione. “Se la materia prima non sarà disponibile in quantità sufficiente, i costi aumenteranno, spazzando via le confezioni dal mercato”, ha spiegato il ricercatore sloveno.
Molto dipenderà dalla disponibilità dell’elemento organico, soggetta alla stagionalità dei raccolti
Karlovits ha aggiunti che ad oggi il team dell’ICP ha creato un modello replicabile di confezionamento, che può essere applicato al riciclo di diversi prodotti biologici. Un know-how che potrebbe cambiare la filiera del packaging biologico nei prossimi anni.
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Soprattutto per confezionare i suoi prodotti tecnologici. Per questo investe in ricerche e innovazioni, di cui l’azienda ha parlato in una recente guida online.
Quelle realizzate in cartone da un campione di surf americano, ad esempio. O quelle a nido d’ape di due gemelli della Cornovaglia.
Ce ne sono pochi nelle case, ma sono ovunque in molti settori del mercato, soprattutto nel campo degli alimenti freschi.