Fare a meno dei pack, in nome della moda

Due innovative start up statunitensi stanno provando a ridurre gli sprechi di risorse derivanti dagli acquisti di abbigliamento online

8 Novembre 2021

Uno dei settori maggiormente responsabili della produzione di imballaggi usa-e-getta derivanti dagli acquisti online è quello della moda. A luglio, l’ONG statunitense Habits of waste ha lanciato la campagna #ShipNaked per sensibilizzare le persone sul problema e far pressione sulle maggiori aziende, invitandole a trovare soluzioni concrete. 


Il video della campagna #Shipnaked pubblicato su Buzzfeed

Sebbene colossi come Amazon, Target e Walmart abbiano lodato l’iniziativa senza però aderirvi, esistono esempi di giovani aziende che provano a rendere le spedizioni dei capi d’abbigliamento più sostenibili.

I diversi formati delle scatole di Boox

La start up statunitense Boox lavora affinché i brand della moda riforniscano scatole riutilizzabili, entrando a far parte di un network locale di spedizioni basato su riuso e circolarità. Lanciata a maggio con un progetto pilota, Boox ha già raccolto 9,25 milioni di dollari di finanziamenti, stipulando accordi con Patagonia, Sephora, Chanel e Nike.

Boox a maggio di quest’anno ha già raccolto 9,25 milioni di dollari di finanziamenti

Le scatole di Boox sono fatte di un materiale pieghevole, lavabile e resistente, e sono dotate di una chiusura in velcro. Il loro costo è sicuramente superiore a quello delle normali confezioni in cartone, ma il vantaggio principale per le aziende partner è il risparmio nella logistica inversa, grazie ad un sistema di cambi e resi che rende superfluo il confezionamento del prodotto.

Le scatole di Ren dedicate all’e-commerce sono prodotte da Boox

A fronte di una piccola commissione di servizio, i clienti finali possono scegliere, una volta ricevuto l’acquisto, se tenere le scatole o restituirle presso un punto di raccolta. Lí vengono disinfettate e riconsegnate alle aziende partner per essere riutilizzate, senza ulteriori costi.

I clienti finali possono scegliere se tenere le scatole o se restituirle presso un punto di raccolta

Secondo Sheila Morovati, fondatrice di Habits of waste, queste soluzioni cominciano a interessare molti brand, anche se il risultato potrebbe essere la riduzione o l’eliminazione dell’imballaggio tradizionale. La sensibilità ambientale è una costante che rivoluzionerà l’intero sistema di acquisto e trasporto, ma probabilmente avrà un forte impatto sull’esperienza fornita al cliente finale. 

Le box di Olive sono in tessuto resistente e lavabile

Anche la start up Olive basa il suo business sul packaging riutilizzabile e sostenibile senza però rinunciare all’esperienza dell’unboxing. Fondata a febbraio, è già in forte ascesa e annovera partner come Hugo Boss, Misha Nonoo, Veronica Beard e Saks Fifth Avenue.

Olive basa il suo business sul packaging riutilizzabile e sostenibile senza rinunciare all’esperienza dell’unboxing

Le sue scatole sono fatte di un tessuto lavabile, resistente e imbottito, sigillato da un pratico e sicuro sistema di cerniera e lucchetto. Tramite un’estensione scaricabile da browser, Olive permette al cliente finale di individuare prodotti e marchi diversi da aggregare nelle sue scatole in un unico viaggio. Il vantaggio è poter provare tutto direttamente a casa “come se avessero portato il grande magazzino nella tua camera da letto”.

I diversi formati delle box di Olive

Una volta completato l’acquisto, le box di Olive vengono ritirate con gli eventuali resi direttamente da casa, semplificando l’intera procedura.

Obiettivo comune a Olive e Boox è quello di fare a meno definitivamente della carta e plastica in eccesso nell’e-commerce. Una soluzione che permetterebbe di continuare ad acquistare comodamente i nostri capi d’abbigliamento da casa, riducendo l’impatto ambientale dell’intera filiera.

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