Non buttate via le vostre vecchie scatole
Potreste farci cose bellissime. Come quelle del designer Max Lamb e della sua mostra “Box”.
La cosiddetta digital disruption, l’avvento simultaneo di un’ampia serie di tecnologie digitali, sta cambiando per sempre la logica della distribuzione commerciale. Al centro ci sono i “big data”: se ne producono sempre di più e richiedono sistemi in grado di gestirli, anche nel settore alimentare, dove i consumatori esigono sempre più chiarezza sulla provenienza dei cibi.
I prossimi anni, probabilmente, faranno segnare una rivoluzione nella tracciabilità degli alimenti. Se prima erano necessari giorni, o addirittura settimane, per risalire alla provenienza dei cibi venduti sugli scaffali, da qui in avanti potrebbero volerci solo pochi secondi. Un’accelerazione dovuta a blockchain, la tecnologia divenuta celebre per le criptovalute come bitcoin, e alla sua introduzione nel settore della distribuzione.
A lungo si è parlato di blockchain solo nei blog di informatica, ma negli ultimi tempi l’argomento è finito sulla bocca di tutti, complici le applicazioni pratiche e innovative delle aziende. In sostanza la blockchain permette a due “blocchi” di eseguire operazioni sicure e trasparenti senza il bisogno di una certificazione e di un database centrale. Inoltre le operazioni tra i blocchi sono crittografate, quindi ancora più attendibili.
Il sistema applicato alla filiera può registrare le informazioni sulla tracciabilità degli alimenti in modo veloce e immutabile. I consumatori possono controllare tutti i passaggi compiuti da un determinato prodotto tramite semplice QR code e un sito web. Ma le applicazioni sono molte altre: le indagini sui cibi contaminati possono essere svolte in modo più veloce, ad esempio. E qualsiasi operatore è in grado di ricevere, in qualsiasi momento, informazioni sull’origine di qualsiasi alimento.
La blockchain permette a due “blocchi” di eseguire operazioni sicure senza il bisogno di una certificazione e di un database centrale.
Per alcune aziende ed organizzazioni, queste innovazioni sono già realtà.
IBM ha avviato a livello globale il Food Trust Blockchain Network, un programma per sviluppare un sistema di filiera alimentare più efficiente, trasparente e sicuro. Tutti i lavoratori dell’industria possono tracciare i prodotti praticamente in tempo reale, con l’obiettivo di proporre, sulla lunga distanza, alimenti più sicuri a costi inferiori.
Nei 18 mesi di test sono stati monitorati milioni di prodotti, e ora il network di IBM è pronto a essere messo in campo dai giganti della grande distribuzione come Carrefour.
IBM ha avviato il Food Trust Blockchain Network, un programma per sviluppare un sistema di filiera più efficiente, trasparente e sicuro.
La catena francese di supermercati ha fatto debuttare la blockchain anche in Italia: dall’autunno scorso è disponibile il pollo “Filiera Qualità Carrefour Italia”, il primo prodotto ad essere tracciato con questa tecnologia. Nei prossimi mesi Carrefour applicherà la blockchain ad altre filiere (arance e limoni, latte, uova, formaggio, pomodori, carni) ed entro il 2022 la tecnologia IBM sarà attiva su tutti i prodotti a marchio Carrefour.
Potreste farci cose bellissime. Come quelle del designer Max Lamb e della sua mostra “Box”.
Ne ha parlato l’esperta di design Chiara Alessi, presentando una mostra dedicata a storiche confezioni di prodotti italiani.
Una sfida per inventare confezioni in cartone mai viste. Tre premi: best graphic, best shape e best use of technology. Da Novembre a Febbraio 2024.
Le sta sperimentando Amazon. Potrebbero aiutare a ridurre il volume delle sue confezioni, contrastando il fenomeno dell’over-packaging.