Arrivano nuove etichette sulle confezioni: le “carbon label”

Sono le etichette che indicano le emissioni di carbonio associate ai prodotti. Ma funzioneranno? E come dovranno essere progettate?

6 Aprile 2023

La Danimarca aveva annunciato, qualche mese fa, di voler essere il primo paese ad introdurre le cosidette “climate label”, una serie di etichette contenenti dati e informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti. In altri paesi europei si è diffusa nell’ultimo anno l’etichetta “eco-score”, che riporta punteggi assegnati sulla base della sostenibilità delle merci, con voti compresi tra A (buono) ed E (non molto buono). Adesso per le confezioni sembra essere arrivato il momento delle “carbon label”.

Le “carbon label”, o “etichette di carbonio” sono etichette che comunicano in modo specifico le emissioni di carbonio associate ai prodotti, riguardanti il loro intero ciclo di vita, dalla creazione allo smaltimento. Proprio come le etichette nutrizionali informano le persone sulle caratteristiche degli alimenti, così le “carbon label” avranno il compito di sensibilizzare il pubblico sulle emissioni di gas serra legate ad ogni bene che acquistano.

(immagine: Quorn)

Le “carbon label” indicheranno nello specifico le emissioni di carbonio associate a ciascun prodotto, riguardanti l’intero ciclo di vita, dalla creazione allo smaltimento.

Si tratta di un progetto ambizioso, che muove i primi passi da qualche tempo e che potrebbe impiegare ancora anni per diffondersi su larga scala. Le sue complessità riguardano principalmente la definizione di standard universali per i dati a disposizione e la messa a punto di etichette efficaci e di facile lettura.

I primi test hanno comunque dimostrato che la gran parte dei consumatori è favorevole ad un’etichettatura di questo tipo. In un sondaggio condotto dall’associazione “Carbon Trust” su oltre 10.000 persone provenienti da Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti, oltre i due terzi hanno dichiarato di auspicare un sistema di indicazioni sulle emissioni di carbonio associate ai prodotti.

Una ricerca pubblicata nel “Journal of Cleaner Production” ha mostrato che la presenza di un’etichetta di carbonio su un prodotto rende i consumatori più propensi ad acquistarlo. Una parte rilevante si è detta inoltre disposta a pagare fino al 20% in più per un bene su cui è presente un’etichetta di carbonio rassicurante.

(immagine: Getty)

La maggior parte dei consumatori sembra essere favorevole ad un sistema di etichettatura sulle emissioni di carbonio dei prodotti.

La sfida sarà rendere le etichette sufficientemente chiare per il pubblico, innanzitutto attraverso l’individuazione di metriche “standard” per i dati da comunicare. Nel mondo esistono oggi centinaia società specializzate nel calcolo delle impronte di carbonio, che agiscono però in modo diverso, utilizzando strumenti e software alternativi. Le aziende raccolgono così set di dati incomparabili, difficili da restituire in etichette semplici e universali.

Affinché le “carbon label” si diffondano rapidamente, gli addetti ai lavori dovranno quindi individuare simboli e segni che rendano le indicazioni comparabili e di semplice comprensione. Dovranno inoltre puntare sul coinvolgimento di associazioni di consumatori, aziende e governi, anche perché le etichette contengono informazioni con cui il pubblico non ha ancora molta familiarità.

Quello dell’alfabetizzazione del pubblico è un altro elemento fondamentale del processo di introduzione delle “carbon label”. Oggi sono pochi i consumatori in grado di interpretare correttamente concetti come “valutazione del ciclo di vita” o di comprendere fino in fondo formule come “1kg / kg di CO2”. I sondaggi fin qui confermano che l’81% delle persone che hanno testato le etichette hanno trovato difficile e confusa la comunicazione dei dati sulle impronte di carbonio.

(immagine: Clever Carbon)

La sfida sarà rendere le etichette chiare ed efficaci, innanzitutto attraverso l’individuazione di metriche “standard”.

La possibilità di realizzare label semplici e utili riguarda, da vicino, anche il design e la grafica delle etichette. “Clever Cabon”, una piattaforma la cui mission è accrescere l’alfabetizzazione climatica dei consumatori, ha descritto tre formati grafici ideali: 1) label che includono forme di voto come A, B o C, oppure Basso, Medio e Alto 2) etichette che riportano i valori numerici delle impronte 3) etichette più dettagliate che specificano le emissioni relative a ciascuno step di vita della merce (materiali, produzione, trasporto, imballaggio, utilizzo, fine vita, ecc).

Dai primi test sembrerebbe che la prima strada, con i voti e le valutazioni espresse in forma chiara, sia la più promettente. Uno studio del 2021 pubblicato sullo stesso “Journal of Cleaner Production” sostiene che “le carbon label che utilizzano simboli amichevoli per i consumatori (ad esempio i colori dei semafori), aumentano in modo significativo la comprensione dei contuenuti“. Uno studio danese di esperti del settore è giunto alla stessa conclusione. “L’uso dei colori per indicare l’impronta di carbonio aumenta significativamente l’efficacia delle etichette”.

Secondo molti esperti sarà inoltre utile inserire i dati sulle emissioni in un contesto più ampio, associandoli ad esperienze di vita dei consumatori, come guidare un’auto, comprare vestiti o scegliere beni di plastica. In questo modo i consumatori potranno farsi un’idea reale delle emissioni necessarie a generare il prodotto che stanno acquistando. Con più informazioni e sensibilità per tutti, a partire da una confezione.


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