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Un pomeriggio passato tra le corsie del supermercato può dare vita a un progetto creativo? È successo a Timidessen, profilo Instagram che trasforma packaging celebri in ironiche illustrazioni, raccontando ansie, paure e malumori di questo tempo.
Il nome nasce dalla crasi tra “timidezza” e “Delicatessen”, iconico film degli anni ’90, che a sua volta riprende il termine tedesco “Detelikatessen”, ossia “specialità gastronomiche”.
La pagina ha un logo minimal, ma incisivo. Sembra una faccia imbronciata, ma girandolo al contrario si trasforma in un carrello della spesa. Timidessen non fa sconti a nessuno: attraverso le confezioni racconta i sentimenti e gli stati d’animo di un anno difficile per molte persone.
In un’intervista recente una delle due menti dietro al progetto ha raccontato di essere un videomaker e di aver lavorato come autore in televisione. Prima di aprire l’account non aveva mai disegnato.
E in effetti scorrendo le immagini, dall’alto verso il basso, si nota come il tratto incerto si sia fatto, via via, più sicuro e realistico.
L’autore racconta che l’idea gli è venuta mentre faceva la spesa in un supermercato LIDL, un pomeriggio dell’aprile scorso, durante il primo lockdown totale. Oggi la pagina conta circa 135 mila followers.
Storpiare i nomi di prodotti famosi non è una novità. Ma l’account di Timidessen ha successo perché incarna bene lo spirito del tempo. Soprattutto durante il primo lockdown, fare la spesa era una delle poche attività consentite. Di conseguenza le marche e le confezioni sono diventate destinatarie ideali di angosce e frustrazioni.
Al successo del progetto contribuisce molto anche l’invenzione dei naming, sempre particolarmente brillanti e azzeccati. Sembra che le prime 90 illustrazioni della pagina siano nate su Whatsapp, in scambi frenetici tra i due autori. Poi la coppia creativa ha trovato un metodo collaudato, che permette loro di sfornare rapidamente nuovi post.
Oggi la pagina continua a raccontare temi seri come rabbia e sfiducia, ma attraverso un’estetica rassicurante e pop, quella del linguaggio pubblicitario. Proprio quella del packaging.
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