Aiuto, mi si sono ristretti i packaging

Per combattere l'inflazione molte aziende ricorrono a una strategia nota come shrinkflation che consiste nel ridurre le dimensioni dei pack mantenendo invariato il costo unitario dei prodotti

25 Maggio 2022

Secondo i dati recentemente pubblicati dal Bureau of Labor Statistics sull’inflazione negli Stati Uniti, negli ultimi 12 mesi i prezzi sono aumentati del 7,9%. Per non scoraggiare i consumatori dal fare i loro acquisti abituali, molte aziende ricorrono a una strategia nota come shrinkflation

Il termine nasce dall’unione del verbo “to shrink” (in inglese: restringere) e del sostantivo inflation (inflazione) e indica il processo per cui si riducono le dimensioni degli imballaggi, mantenendo invariato il prezzo dei prodotti. 

I consumatori sono molto sensibili alle variazioni di prezzo, mentre tendono a notare meno i cambiamenti relativi alle dimensioni delle confezioni o al peso degli alimenti, specialmente quando si tratta di modifiche impercettibili. Secondo l’Ufficio Nazionale Statistiche del Regno Unito, tra il 2012 e il 2017 si sono registrati 2.500 casi di packaging “ridotti”, senza alcuna variazione del prezzo a scaffale.

Edgar Dworsky, avvocato specializzato in diritti dei consumatori che monitora i casi come questo su consumerworld.org, sostiene che la shrinkflation si verifichi “a ondate”, in corrispondenza dei periodi in cui l’inflazione è più alta. Quando i profitti si riducono, le aziende hanno tre opzioni: aumentare i prezzi, ridurre la quantità di prodotto all’interno delle confezioni o riformularlo utilizzando ingredienti più economici. Aumentare i prezzi è la scelta meno auspicabile perché si corre il rischio di risultare meno competitivi rispetto ai concorrenti o di perdere la fiducia dei clienti affezionati.

Uno dei casi più noti è quello di Toblerone che qualche anno fa aveva ridotto il numero di piramidi delle sue famose barrette di cioccolato, allungando leggermente lo spazio presente tra l’una e l’altra per non far percepire alcun cambiamento nella grandezza della confezione.

Recentemente, Frito-Lay ha ammesso che il marchio Doritos ha dovuto ridurre le dimensioni dei sacchetti di snack per evitare che l’inflazione si traducesse in un aumento del prezzo per i consumatori. Anche Procter & Gamble, con il marchio di dentifricio Crest, e Mondelez, con le sottilette Nabisco, hanno confermato di aver diminuito il volume dei packaging di questi prodotti, senza però svelarne i motivi.

PepsiCo ha sostituito la bottiglia di Gatorade nel formato da 32 once (circa 907 grammi) con una da 28 once (circa 794 grammi), senza modificare il prezzo. A conti fatti si tratta di un aumento del costo della bottiglia del 14%. L’azienda ha dichiarato di aver ridimensionato la confezione per renderla più semplice da afferrare e che quindi la riprogettazione grafica giustifica una maggiorazione del prezzo. Una motivazione poco attendibile secondo Larry Chiagouris, professore di marketing alla Pace University, che in un’intervista al magazine Quartz ha dichiarato che la differenza di costo di produzione tra una bottiglia di plastica da 28 once e una da 32 once è probabilmente inferiore a 2 centesimi. 

Nel 2021, anche Nutella aveva dovuto ridurre di circa 50gr i suoi vasetti per il mercato inglese e belga, senza diminuire il costo unitario.

Al momento il ridimensionamento più eclatante riguarda il packaging di beni di prima necessità (come pacchi di pasta o caffè) che sta avvenendo negli Stati Uniti, a causa dell’aumento dei prezzi del grano provocato dalla guerra in Ucraina. 

Il fenomeno non sta risparmiando neanche l’Italia dove, secondo Il Sole 24Ore, a marzo l’inflazione ha provocato un aumento dei prezzi del 6,5%. I tentativi di shrinkflation messi in atto dalle aziende sono stati prontamente denunciati dal Codacons, che ha presentato un esposto all’Antitrust.

Secondo una recente indagine dell’Istat i casi registrati in mercati, rivendite e supermercati italiani sono stati 7.306, con picchi nel settore merceologico di zuccheri, dolciumi, confetture, cioccolato, miele (circa 613 casi, in cui si è verificata una diminuzione del prodotto e un aumento del prezzo unitario) e in quello del pane e dei cereali (circa 788 casi, in cui si è però riscontrata soltanto una riduzione delle confezioni). Il fenomeno è stato osservato anche durante il periodo di Pasqua, in cui è stato verificato che il peso di alcune colombe sia passato da 1 kg (2021) a 750 grammi (2022).

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