La seconda vita del packaging: un progetto che trasforma le confezioni terminate in oggetti unici
Confezioni di biscotti, scatole di pasta e di caffè grazie a questa iniziativa trovano un nuovo spazio nella quotidianità di ognuno di noi.
Le possibilità di customizzazione piacciono tantissimo ai consumatori in tutto il mondo. Nel mondo della moda coincidono con l’avvento del digitale. Con le nuove stampanti per tessuto un cliente può chiedere e ottenere un capo che sia suo e soltanto suo. Di conseguenza le produzioni personalizzate stanno diventando un argomento caldissimo nel mondo degli stilisti e dei designer.
Lo ha confermato anche il FESPA Global Print Expo dello scorso anno: quasi un 1 espositore su 5 ha presentato una novità pensate apposta per la stampa digitale applicata al tessile, tra questi anche EFI, Epson e MIMAKI. Quest’anno l’esposizione Print Make Wear (stampa-fai-indossa) è raddoppiata in dimensioni. Il padiglione, allestito come factory, riproduceva un ambiente di produzione con ogni fase del processo: pianificazione e studio, messa a punto del design e pre-stampa, asciugatura, taglio, cucito, rifinitura con impacchettamento ed esposizione nel punto vendita.
Con le nuove tecnologie un cliente può chiedere e ottenere un capo d’abbigliamento che sia suo e soltanto suo.
La personalizzazione è velocissima e alla portata di tutte le tasche, proposta da siti di e-commerce come Spreadshirt e dalle grandi case di fast-fashion come H&M, che portano in negozio tantissime collezioni durante l’anno e hanno un gran bisogno di differenziare l’offerta.
Oggi la stampa su tessuto si basa su due sistemi: la stampa screen e la stampa digitale DTG. La prima usa maschere di colore per stampare sulla superficie del tessuto. È la tecnologia più popolare ed è usata soprattutto sulle t-shirt. Risulta particolarmente utile se si devono produrre tante copie dello stesso design, permettendo di stampare su qualsiasi superficie, con qualsiasi componente, con lo spessore desiderato.
La personalizzazione è velocissima e alla portata di tutte le tasche, proposta da siti di e-commerce come Spreadshirt e dalle grandi case di fast-fashion come H&M.
Il sistema DTG (direct to garment, direttamente sull’indumento) invece usa generalmente stampanti inkjet e permette di rendere unico ogni prodotto, di personalizzare il capo di abbigliamento “a misura” di cliente. Con questa metodologia la stampa diventa di fatto un tool per scatenare la creatività degli stilisti. La produzione digitale è inoltre più ecologica dei sistemi di stampa tradizionali, perché riduce sensibilmente l’utilizzo di acqua: con la stampa screen la dispersione di inchiostro si misura in litri, con quella digitale si misura in millilitri.
Le strategie di produzione possono essere molto diverse a seconda delle aziende. Eppure nel settore si è diffusa l’esigenza comune di arginare il cosiddetto “fast-fashion”, una tendenza che ha dominato il mercato degli ultimi anni con la produzione di capi di bassa qualità destinati a un consumo molto rapido. Oggi la realizzazione tramite stampanti digitali di prodotti “unici” può alimentare un diverso attaccamento ai capi di abbigliamento, superando la logica usa-e-getta per far spazio a una moda fatta di produzioni limitate e personalizzate. Pezzi unici, quindi speciali. Da conservare più a lungo.
Confezioni di biscotti, scatole di pasta e di caffè grazie a questa iniziativa trovano un nuovo spazio nella quotidianità di ognuno di noi.
Un semplice sacchetto per il pane infatti può trasformarsi in un importante veicolo di comunicazione in grado di raggiungere le case di ognuno di noi. Così nasce Parketing.
L’iniziativa dedicata agli oltre 9 italiani su 10 che si dedicano alla lettura delle informazioni nutrizionali sui prodotti alimentari .
Nata 2000 anni fa in Cina, ha cambiato per sempre il mondo della scrittura, della cultura e delle idee. E anche quello del packaging.