Che invenzione, la carta
Nata 2000 anni fa in Cina, ha cambiato per sempre il mondo della scrittura, della cultura e delle idee. E anche quello del packaging.
Un articolo del Washington Post ha raccontato i tentativi di diverse aziende di produrre bottiglie di carta, come alternativa ecologica alle bottiglie di vetro o di plastica. L’idea non è nuova, anzi: il progetto di produrre bottiglie di carta ha una lunga storia alle spalle, fatta però soprattutto di fallimenti, dovuti a difficoltà tecniche e alle caratteristiche organiche della carta.
Il primo lancio di una bottiglia di carta risale agli anni ’20, quando una donna d’affari newyorkese, di nome Lydia B. Koch, brevettò una bottiglia composta da due veli interfogliati. Koch raccolse un milione di dollari di investimenti dopo aver annunciato che la sua società, la Reinforced Paper Bottle Corp, aveva ottenuto richieste da clienti importanti, tra cui il governo cinese e quello dell’Unione Sovietica. Le cose finirono male quando si scoprì che le sue bottiglie avevano fruttato appena 857 dollari in 16 anni e Koch fu incriminata per frode. Da allora molte aziende hanno provato a produrre bottiglie di carta, tutte con scarso successo.
Le multinazionali Diageo, Pernot-Ricard e P&G negli ultimi anni hanno investito molto in questi esperimenti. La spinta è arrivata dalla grande considerazione di cui gode la carta presso il pubblico preoccupato dall’impatto ambientale dei materiali tradizionali. Il problema è che produrre bottiglie di carta è molto difficile: le caratteristiche organiche del materiale possono alterare le proprietà dei liquidi, portando ad esempio un detersivo a perdere la propria efficacia o una bevanda gassata a sgasarsi.
Al momento sul mercato non esiste una bottiglia fatta integralmente di carta. Alcune aziende hanno lanciato bottiglie parzialmente di carta, composte da un guscio di carta e da una busta di plastica all’interno. Gli specialisti che si occupano dei test affermano che i tempi e i costi per arrivare a produrre una bottiglia interamente di carta sono, ad oggi, difficili da valutare.
Le ragioni dell’interesse per le cosidette paper bottles uniscono marketing e impegno ambientale. Le bottiglie di carta rappresentano uno strumento importante per rassicurare i consumatori circa la sostenibilità dei prodotti e per ridurre le emissioni di carbonio. “Le persone hanno un’ottima percezione della carta“, ha confermato Ron Khan, responsabile del confezionamento delle bevande di PepsiCo, che ha eseguito test per valutare la reazione dei consumatori all’introduzione di bottiglie in carta. “Nel momento in cui i consumatori hanno visto i nostri prototipi, ne hanno subito riconosciuto i vantaggi in termini di sostenibilità”.
Diversi gruppi ambientalisti in verità hanno messo in dubbio i vantaggi delle bottiglie di carta rispetto a quelle di plastica. La produzione di carta, sostengono, richiede grandi quantità di prodotti chimici e di energia, oltre a alimentare processi di deforestazione. Inoltre gli inserti in plastica possono complicare il riciclaggio dei prodotti, portando in discarica grandi quantità di carta.
Alcune aziende hanno presentato bottiglie parzialmente in carta, ma si tratta di modelli in due pezzi, in cui un guscio di carta ospita una busta di plastica separata.
Ciò nonostante i centri di ricerca e sviluppo stanno aumentando i propri investimenti nel campo. L’obiettivo è sviluppare una bottiglia di carta facile da riciclare, senza inserti in plastica, in grado di aumentare le vendite attirando nuovi target. Secondo le ricerche del produttore di birra danese Carlsberg, le bottiglie di carta potrebbero attrarre più consumatrici donne, mentre i dirigenti di Pepsi hanno dichiarato che contenitori di carta enfatizzerebbero la naturalità dei loro succhi e frullati.
L’Oréal ritiene che le possibilità di goffratura (una particolare tecnica di incisione su carta) renderebbero i suoi cosmetici più attraenti di quelli dei competitors sugli scaffali. Le aziende che puntano sugli eventi sportivi valutano con interesse l’idea di portare bottiglie di carta negli stadi o nei palazzetti, visto che quelle di plastica e di vetro sono vietate. “Tutti i materiali hanno i loro pro e contro“, ha affermato Simon Boas Hoffmeyer, responsabile della sostenibilità presso Carlsberg. “L’idea alla base delle nostre bottiglie di carta è offrire ai consumatori un packaging monouso a basse emissioni di carbonio”.
L’obiettivo è arrivare ad una bottiglia di carta facile da riciclare, senza inserti in plastica, in grado di aumentare le vendite, attraendo più consumatori.
A Slangerup, piccola città danese a circa 20 miglia da Copenaghen, l’azienda di packaging Paboco ha sviluppato bottiglie di carta per molti clienti, tra cui Carlsberg, Coca-Cola, Pernod e Lenor.
Le bottiglie Paboco vengono realizzate con una “polpa”, una sorta di miscela fangosa composta per il 99% da acqua e per l’1% da fibre, versata in uno stampo di acciaio inossidabile. La bottiglia che emerge dallo stampo è composta per il 60% da acqua e risulta floscia come la soletta di una scarpa. La forma viene quindi essiccata per 45 secondi a circa 200 gradi in forni speciali. Successivamente le bottiglie accolgono all’interno un inserto in silicone.
La forma, ormai indurita, atterra su un nastro dove i laser tagliano la sezione superiore della bottiglia, generando così l’apertura nella parte alta del collo. All’interno viene “spruzzato” un rivestimento di plastica, prima che la bottiglia venga nuovamente cotta in forno per 10 minuti, per la solidificazione finale.
L’azienda danese Paboco ha sviluppato bottiglie parzialmente di carta per Carlsberg, Coca-Cola, Pernod e Lenor.
Quando il gruppo multinazionale Pernod qualche anno fa ha realizzato bottiglie di carta per la sua vodka Absolut, gli esperti dell’azienda hanno fatto alcune scoperte interessanti. Ad esempio si sono resi conto che la leggerezza delle bottiglie in carta le faceva cadere sui nastri di riempimento degli impianti, pensati originariamente per le bottiglie di vetro. Inoltre gli impianti automatici di riciclaggio non riconoscevano le bottiglie come carta a causa della loro forma, rendendo molto complicato il processo di smaltimento.
L’azienda aveva inoltre ricevuto molte critiche sui social media, dove centinaia di utenti avevano definito l’operazione un tentativo di “greenwashing”, vista la permanenza nelle bottiglie di uno spesso involucro di plastica. Per Lena Danielsson, responsabile dell’innovazione di Absolut, quanto appreso è stato comunque utile per Pernod. “Non abbiamo un sistema ancora perfetto, è vero. Ma se aspettassimo di essere perfetti, perderemmo molto tempo“, ha commentato Danielsson.
Attualmente sono in vendita nei negozi diverse bottiglie di carta per vino, liquori e acqua. Sfortunatamente le stesse bottiglie non sono adatte a contenere bevande gassate. I consumatori inoltre devono romperle per riciclarle, separando la carta dal rivestimento di plastica.
Per questo Paboco lavora da anni alla realizzazione di un guscio di carta monopezzo resistente e liscio. Attualmente le loro bottiglie ospitano un 15% di materiale plastico, mentre la volontà del team di sviluppo è arrivare al 5% nei prossimi anni, con un involucro abbastanza sottile da non interferire con il processo di riciclaggio. I tappi di tutte le bottiglie, in ogni caso, restano di plastica o metallo. Paboco aveva promesso di introdurre i tappi di carta entro il 2023, ma non ha rispettato la scadenza.
Il produttore di liquori Diageo sta portando avanti diversi progetti in quest’ambito. L’azienda ha annunciato il lancio di mini-bottiglie di carta del liquore Baileys, con un rivestimento in plastica del 10% e stampate a secco, quindi con tecnologia che non richiede l’impiego d’acqua.
Più complesso si è rivelato il lavoro sulle bottiglie di carta per il whisky Johnnie Walker. L’azienda aveva promesso di lanciarle nel 2021, ma non sono mai arrivate sugli scaffali. I prototipi non si sono mostrati in grado di preservare il gusto, la lunga conservazione e la giusta temperatura del whisky. “Si è rivelato molto più impegnativo del previsto conservare un liquido complesso come il whisky nella carta”, ha dichiarato Dave Lütkenhaus, direttore dell’innovazione di Diageo. “Non si tratta solo di risolvere un problema: stiamo cercando di risolverne tanti insieme. È una sfida complessa”.
Nata 2000 anni fa in Cina, ha cambiato per sempre il mondo della scrittura, della cultura e delle idee. E anche quello del packaging.
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Soprattutto per confezionare i suoi prodotti tecnologici. Per questo investe in ricerche e innovazioni, di cui l’azienda ha parlato in una recente guida online.
Quelle realizzate in cartone da un campione di surf americano, ad esempio. O quelle a nido d’ape di due gemelli della Cornovaglia.