Secondo il New York Times si tratta dell'imprenditore Robert Gair. Come spesso succede, l'invenzione è frutto di un errore.
11 Gennaio 2023
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Come spesso accade con le migliori invenzioni, anche la scatola di cartone sembra essere nata per errore. Di recente, in un lungo speciale sul cartone ondulato (di cui abbiamo già parlato qui), il New York Times ha ripercorso la storia dell’imprenditore Robert Gair.
Probabilmente non l’avete mai sentito nominare prima, ma a New York è considerato una sorta di istituzione.
Come tutte le migliori invenzioni anche la scatola di cartone sembra essere nata per errore
La famiglia si trasferisce dalla Scozia agli Stati Uniti verso la metà del XIX secolo. Da giovane Gair lavora come apprendista idraulico e combatte la guerra civile al fianco dell’Unione.
Nel 1864 apre una piccola fabbrica specializzata nella stampa di sacchetti di carta, nei sobborghi di New York.
Un giorno una delle macchine sembra dare qualche problema: i sacchetti “in uscita” appaiono tutti squarciati. Come un quadro di Fontana.
Di qui l’idea geniale. Se una macchina poteva incidentalmente tagliare un sacchetto, allora poteva anche essere programmata per tagliare e piegare “intenzionalmente” pile e pile di carta. Dopo aver messo a punto un po’ di modifiche tecniche, nel 1870 Gair cominciò quindi a produrre le prime scatole pieghevoli.
Immagine proveniente dalla mostra permanente allestita all’interno della fabbrica di Gair a Brooklyn
A voler essere precisi, si può dire che Gair non “inventò” la scatola di cartone (i primi esemplari di scatola, realizzati con avanzi di carta straccia, circolavano già dalla fine del ‘700). È stato però il primo a rendere automatiche le operazioni di taglio dei fogli di carta.
Tecnicamente Gair non “inventò” la scatola ma fu il primo a “automatizzare” il taglio dei fogli di carta
L’idea ha un successo immediato. Negli Stati Uniti e in Europa è in corso una rapida industrializzazione. Le aziende hanno bisogno di un modo economico e sicuro per spedire e conservare i beni che producono.
La fabbrica si allarga e viene spostata a North Brooklyn, nei pressi del ponte. La sua fama diventa tale che per un certo periodo il quartiere Dumbo (il cui nome è composto dalle iniziali delle parole Down Under the Manhattan Bridge Overpass) viene rinominato “Gairville”.
In USA e Europa è in corso una rapida industrializzazione e le aziende hanno bisogno di uno strumento sicuro ed economico per spedire i beni che producono
Nel 1884, si diffonde la voce che un chimico tedesco, Carl Dahl, sia riuscito a perfezionare il suo processo di produzione della carta kraft. Un grande miglioramento rispetto ai metodi di “spappolamento” manuale della polpa di cellulosa. Gair investe in questa nuova tecnologia e nei primi ondulatori industriali.
Immagine di Cardboard News Network
Questi investimenti gli consentono di produrre scatole più grandi e resistenti in grado di trasportare carichi più pesanti, come zucchero e chicchi di caffè.
Al momento della morte, avvenuta nel 1927, Gair ha all’attivo sei fabbriche e migliaia di dipendenti. Nel suo necrologio, il Times l’ha definito “multimilionario” – impresa non da poco, considerando che un milione di dollari nel 1927 sarebbe commisurato ai quasi 17 milioni di dollari di oggi. Eppure ciò che impressiona del successo di Gair è stata la sua durata.
Nel corso dei decenni le tecnologie per la produzione di scatole sono state soggette a un costante perfezionamento. Eppure, secondo molti addetti ai lavori, il “cuore” del processo resta sostanzialmente lo stesso. Come racconta un addetto ai lavori nello speciale del NyT, anche di fronte a una tecnologia di ultima generazione, chi ha lavorato nel settore 20,30 o 50 anni fa non si troverebbe del tutto a disagio.
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