“Confezionare o non confezionare i cetrioli”?

È il titolo di un'interessante ricerca scientifica e la domanda che molti si pongono nell'ambito del packaging alimentare. La risposta è meno ovvia di quanto si pensi.

11 Aprile 2024

Un gruppo di ricercatori ha pubblicato un interessante studio sulla rivista scientifica “Frontiers” dal titolo “Wrapping or not wrapping cucumbers?“, che si interroga sulle tecniche di confezionamento ideali da applicare al confezionamento degli ortaggi e della frutta fresca. L’analisi parte dalle ragioni della sostenibilità dei packaging e dai tentativi in corso per limitare l’utilizzo della plastica, giungendo a conclusioni in qualche modo originali.

Nella prima parte del documento gli autori notano come, alla luce della crescente pressione dell’opinione pubblica, le aziende si sforzino oggi di rimuovere gli imballaggi in plastica da frutta e verdura, per ridurre l’impatto ambientale lungo le catene di approvvigionamento. Eppure le confezioni in plastica, fanno notare i ricercatori, svolgono un’importante funzione protettiva, simile a quella della buccia di un frutto.

(Photo: Deon Black – Unsplash)

Il confezionamento dei cetrioli e di altri alimenti simili protegge i prodotti deperibili da un’eccessiva perdita di umidità e da forme di contaminazione, prolungandone così la longevità e i tempi di conservazione. Di fatto l’imballaggio aumenta il tempo in cui il prodotto può essere esposto sugli scaffali e rimanere fresco dopo l’acquisto.

In particolare i ricercatori hanno studiato il caso di una grande spedizione di cetrioli inviati dalla Spagna in Svizzera. Le ricerche hanno dimostrato che le buste di plastica hanno avuto un impatto ambientale piuttosto basso (circa l’1%) rispetto a quello prodotto dal singolo frutto che viaggia dal coltivatore al rivenditore. Da questo punto di vista, ogni cetriolo trasportato produce un impatto ambientale equivalente a quello di 93 involucri di plastica.

Il confezionamento dei cetrioli e di altri alimenti simili protegge i prodotti deperibili da un’eccessiva perdita di umidità e dalle contaminazioni, prolungandone così la longevità e i tempi di conservazione.

Lo studio evidenzia come i cetrioli avvolti nella plastica abbiano una durata di conservazione quasi tre volte più lunga rispetto ai cetrioli non imbustati, a causa della ridotta perdita di umidità. Così proteggendo efficacemente i cetrioli dal deterioramento ed evitando che parti importanti del carico vadano sprecate, le confezioni dei cetrioli contribuiscono a tutelare l’ambiente più di quanto lo danneggino con l’uso aggiuntivo di plastica.

La ricerca dimostra anche che l’uso di imballaggi di plastica riduce le perdite di cetrioli al dettaglio di circa il 4,8% e che il beneficio ambientale derivante dalla riduzione degli sprechi alimentari è di 4,9 volte superiore all’impatto ambientale negativo dovuto all’imballaggio stesso. Qualsiasi soluzione alternativa per conservare gli ortaggi freschi, rispettando allo stesso tempo l’ambiente, dovrà tenere conto di questi dati e di queste complessità. E cercare di fare meglio, in qualche modo.

L’uso di confezioni di plastica riduce le perdite di cetrioli. E il beneficio ambientale derivante dalla riduzione degli sprechi è 4,9 volte superiore all’impatto ambientale negativo dovuto all’imballaggio stesso.

I ricercatori di Frontiers si concentrano, nella parte successiva dello studio, sulle percezioni errate e sulle idee radicate dei consumatori sulle confezioni in plastica. Frutta e verdura deperibili avvolte nella plastica sono oggi un’immagine piuttosto comune nei supermercati. Tuttavia negli ultimi anni è rimasta viva una certa avversione da parte del pubblico per questo tipo di packaging.

La maggior parte dei consumatori associa la sostenibilità di un prodotto alimentare, in particolare di frutta e verdura, all’assenza di imballaggi in plastica. La plastica, da questo punto di vista, è considerata un simbolo del consumo usa e getta. Poiché la percezione della sostenibilità è diventata un fattore cruciale per le decisioni di acquisto, le aziende riducono al minimo o eliminano del tutto le confezioni, così da presentarsi come attori sostenibili e responsabili dal punto di vista ambientale.

Eppure questo lato negativo delle confezioni in plastica, secondo i ricercatori, è ampiamente sovrastimato, soprattutto rispetto ad altre azioni con impatti molto più elevati. La ricerca fa notare, ad esempio, come i consumatori utilizzino gli imballaggi di plastica con molta meno riluttanza in casa, per conservare in frigorifero cibi cotti, formaggi o carni.

Sarebbe dunque auspicabile, secondo gli studiosi, fornire al pubblico dati reali sull’impatto del packaging degli alimenti freschi, visto che l’utilità delle confezioni in questo campo non è pienamente nota. I packaging non sono solo una minaccia per l’ambiente, secondo i ricercatori, ma in alcuni casi possono rappresentare un suo fondamentale alleato.

(Getty Images/Suthep Wongkhad)

Ciò è particolarmente vero per la frutta e la verdura importate dall’estero: se infatti per gli alimenti prodotti localmente e consumati nel giro di pochi giorni l’involucro di plastica può essere omesso senza conseguenze, per i prodotti provenienti da mercati esteri, con catene di approvvigionamento molto più lunghe, il confezionamento rimane una soluzione necessaria per proteggerli.

I packaging non sono solo una minaccia per l’ambiente, ma in alcuni casi possono rappresentare un suo fondamentale alleato.

Paradossalmente i recenti sforzi di diverse aziende per eliminare gli involucri di plastica da frutta e ortaggi hanno portato a quantità molto più elevate di rifiuti alimentari. E gli sprechi alimentari hanno aumentato l’impatto ambientale a causa dell’energia e delle risorse impiegate nella produzione, distribuzione e smaltimento del cibo.

Da questo punto di vista, le confezioni in plastica possono aiutare a tutelare l’ambiente, se usate opportunamente e smaltite correttamente. Si tratta di raggiungere un compromesso tra le tante variabili in gioco. Un compromesso da negoziare ogni volta tra i diversi attori in campo, tutti fondamentali da un lato all’altro della catena: produttori, distributori, rivenditori e consumatori.

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