Da qualche mese, brand e retailer hanno cominciato ad interrogarsi sulla possibilità di abolire i tester all’interno di profumerie e negozi. È un cambiamento che offre nuove opportunità ad una categoria particolare di packaging, quelli di piccolo formato per cosmetici.

La diffidenza dei consumatori rispetto ai luoghi affollati spinge le aziende a proporre nuove modalità di “test” dei prodotti. Anziché l’esperienza condivisa in negozio, con i cosmetici “sfusi” a disposizione di tutti, i brand offrono sample sigillati per utilizzi singoli. L’obiettivo è superare un’esperienza di testing normale fino solo a pochi mesi fa.

Secondo una ricerca condotta da First Insight, circa l’80% degli acquirenti dichiara di sentirsi meno sicuro nell’utilizzo di campioni in negozio, per il rischio di contrarre eventuali infezioni.

Eppure il bisogno di provare un fondotinta o un rossetto resta invariato. Tanto più che i tester costituiscono ancora oggi uno strumento di marketing particolarmente efficace, in grado di influenzare le decisioni dei consumatori. Secondo Euromonitor International, i sample rappresentano la terza principale spinta all’acquisto, dopo le raccomandazioni di amici e familiari e altre esperienze con prodotti dello stesso marchio. È possibile ridurre al minimo il contatto senza limitare le esperienze dei consumatori?

Il cambiamento riguarda una categoria particolare di packaging, quelli di piccolo formato per prodotti mono-dose

Alcuni brand hanno trovato una risposta nella realtà virtuale. App come Virtual Artist lanciata da Sephora o Makeup Genius di L’Oréal consentono di “provare” i cosmetici tramite filtri di realtà aumentata, restando comodamente a casa. Secondo gli esperti, però, questi strumenti non sono sufficienti a soddisfare il bisogno di “toccare con mano” i cosmetici, confrontando la texture, il colore, la resistenza di prodotti. Magari facendosi assistere da makeup artist specializzati. 

Secondo Margery Woodin, vicepresidente marketing sales di Identipak, la soluzione ideale potrebbe essere utilizzare confezioni monodose da consegnare a ciascun consumatore direttamente in negozio. Dello stesso avviso è anche Aude de Livonnière, CEO di Livcer.

L’azienda, specializzata nella produzione di campionature per il settore beauty, ha da poco messo a punto Livstik, un bastoncino di legno o carta compressa che sull’estremità contiene un campione di rossetto, chiuso ermeticamente in un blister e attivabile solo al contatto con l’acqua. 

Alcuni brand hanno trovato una risposta nella realtà virtuale

Nell’opportunità di utilizzare i sampling alcuni magazine hanno intravisto un’occasione. Come Marie Claire UK che, in partnership con Strivectin, ha lanciato il servizio Beauty Drawer. Si tratta di un servizio di scatole su abbonamento, che arrivano gratuitamente a casa dei membri del “beauty sampling club”, e permettono di provare campioncini di prodotti per la skincare, il makeup, i capelli.

L’invio di campioni per posta suscita, però, alcune perplessità, relative soprattutto alla scarsa sostenibilità ambientale delle confezioni monodose.

Ad ogni modo, per l’industria cosmetica sarà l’occasione per sperimentare nuovi modi di entrare in contatto con gli utenti, sfruttando le tecnologie digitali. L’azienda Arcade Beauty ha lanciato un servizio di digital sampling, Abeo. Si tratta di una piattaforma che invia prodotti customizzati sulla base delle esigenze e dei gusti del singolo utente, per migliorare la brand experience. 

L’azienda Arcade Beauty ha lanciato “Abeo”, un servizio di digital sampling

Con la pandemia le preoccupazioni per l’igiene e la pulizia degli imballaggi sembrano essere cresciute in maniera esponenziale. La prima necessità per le aziende resta quella di investire in materiali e tecnologie per aumentare le funzionalità antibatteriche dei propri pack.