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Quando si progetta una scatola, non si può sottovalutare il modo in cui verrà chiusa. Lo abbiamo già visto: un pack poco intuitivo o poco affidabile può generare rabbia e frustrazione negli utenti.
Uno dei modelli di chiusura più comuni sul mercato è quello della scatola americana. È la tipica scatola da trasloco: resistente, economica, spaziosa. Per realizzarla si utilizza un foglio di cartone ondulato (avana o bianco) su cui si passa una fustella (lo strumento usato per il taglio) in un unico passaggio.
La scatola americana viene consegnata stesa, per poi essere montata dall’utente seguendo le “cordonature”, incisioni che suggeriscono dove effettuare le pieghe.
La scatola americana da trasloco. Si monta e si chiude seguendo le cordonature
Confezioni che richiedono più passaggi di produzione rispetto a quella americana sono definite fustellate. Le fasi di taglio, personalizzazione e incollaggio fanno sì che il costo di questi pack sia generalmente più alto, ma le personalizzazioni assicurano risultati speciali, aumentando il valore dei packaging.
Tra le scatole fustellate quelle “automontanti” sono tra le più richieste. Solitamente vengono destinate al trasporto di prodotti fuori dai formati standard. Per la chiusura non c’è bisogno di applicare colla o nastro adesivo, in più sono molto funzionali, possono essere riutilizzate e riducono i costi di produzione.
Le scatole fustellate “automontati” non richiedono colla o nastro adesivo per la chiusura
Veniamo alle scatole con chiusura a marmotta. Forse non le conoscete con questo nome, ma sono le classiche scatole con “coperchio”. Si usano generalmente per prodotti di valore più alto, perché suggeriscono più efficacemente l’idea di regalo.
L’effetto si accentua quando la scatola è arricchita con nastri o fiocchi, enfatizzando l’idea di “pregio” del gift e della confezione.
Altro sistema di chiusura della categoria luxury è quello a calamita, con magneti collocati all’interno della scatola. Questa soluzione permette di tenere la superficie del pack pulita ed essenziale, esaltando linee e geometrie della confezione.
Metodi più antichi prevedevano l’utilizzo di bottoni, clip, fermacampioni e spago. Questo genere di soluzioni ricorre oggi soprattutto a scopo decorativo, un po’ come avviene con le chiusure in ceralacca.
L’utilizzo della ceralacca risale addirittura al Medioevo, quando i plichi dovevano essere sigillati per attestarne l’autenticità. La cera si applica manualmente (come per le bottiglie di bourbon Makers Mark, in Kentucky), e riguarda soprattutto produzioni limitate. Un sistema di chiusura che, ancora adesso, riesce a conferire un’aura di prestigio ad ogni pack.
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