I packaging dell’antico Egitto
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Ogni mese pubblichiamo storie e notizie a tema packaging sulla nostra pagina LinkedIn. A novembre abbiamo parlato di scatole che si autoriparano, incredibili installazioni realizzate in cartone. Infine: si può capire un Paese osservando il suo packaging? Per restare sempre aggiornati potete seguirci qui.
La “garbology” è lo studio delle confezioni che finiscono nell’immondizia. Una disciplina utile per ottenere informazioni su determinate comunità, quando si è in mancanza di informazioni dirette.
Il professor Kang Dong-Wan ha utilizzato questo metodo per ricostruire dati sulla popolazione della Corea del Nord, che altrimenti resterebbero ignoti. Tramite l’analisi dei confezionamenti dispersi in mare e rinvenuti lungo le coste dei paesi confinanti, la sua ricerca fornisce oggi uno spaccato sul paese e sulle sulle abitudini di consumo della sua popolazione, sugli stili di vita e perfino sulle materie prime presenti nel territorio. > Continua a leggere su LinkedIn
Eva Jospin è un’artista francese che usa il cartone ondulato per creare enormi installazioni molto suggestive. Tra le sue opere più recenti, la scenografia realizzata in occasione della settimana della moda di Parigi, che ha visto sfilare la collezione primavera estate 2023 di Dior.
Per ottenere questa maestosa architettura, Jospin ha usato fogli di cartone ondulato impilati e stratificati con l’uso esclusivo di fresatrici elettriche. Le grotte, gli archi e le piante così realizzate hanno composto un mix di forme naturali e linee architettoniche poste al centro di un enorme set circolare. > Continua a leggere su LinkedIn
Per festeggiare i 150 anni della nascita della scatola in cartone ondulato, la multinazionale DS Smith ha presentato recentemente alcuni progetti dedicati ai packaging del futuro. A colpire gli addetti ai lavori è stato, in particolar modo, l’annuncio di una scatola speciale capace di “autoripararsi”.
I packaging al centro del progetto, ancora in corso di sperimentazione, saranno dotati di un “sistema nervoso palmato”, simile a quello delle foglie, composto da sensori capaci di scambiare con l’esterno informazioni e dati sul prodotto. Le confezioni saranno caratterizzate da un “tessuto cicatriziale”, che permetterà alle superfici di rigenerarsi e ripararsi nel caso di urti accidentali. > Continua a leggere su LinkedIn
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Soprattutto per confezionare i suoi prodotti tecnologici. Per questo investe in ricerche e innovazioni, di cui l’azienda ha parlato in una recente guida online.
Quelle realizzate in cartone da un campione di surf americano, ad esempio. O quelle a nido d’ape di due gemelli della Cornovaglia.
Ce ne sono pochi nelle case, ma sono ovunque in molti settori del mercato, soprattutto nel campo degli alimenti freschi.