Storia della 994, la scatola delle ciambelle americane

È nata in California sul finire degli anni '70, dall'idea di un ex generale cambogiano sfuggito a Pol Pot

14 Dicembre 2021

Rosa e squadrata: è la 994, la confezione delle mitiche donuts tanto amate da Homer J. Simpson.

Il nome deriva dalla grandezza in pollici (9x9x4 inch), quanto basta a contenere una dozzina di ciambelle. La misura e il colore hanno reso questa confezione un tratto distintivo di tante piccole catene indipendenti del sud della California, che ancora oggi provano a resistere alla concorrenza di grandi colossi come Dunkin’ Donuts, Winchell’s Donuts e Krispy Kreme.

Secondo il Los Angeles Times il successo della 994 potrebbe essere merito dell’ex generale cambogiano Ted Ngoy. In fuga dai Khmer rossi, una volta arrivato negli Stati Uniti nel 1975, investì i suoi pochi risparmi in un negozio di ciambelle. Gli affari andarono talmente bene da permettergli, in poco tempo, di aprire una delle più grandi catene di negozi di ciambelle del sud della California, che chiamò Christy in nome di sua moglie.

A Ted Ngoy è dedicato il documentario The Donut King (2020)

Il successo, ahimè, durò poco. Dopo aver sperperato tutti i suoi averi a causa del vizio del gioco, Ngoy fu costretto a tornare in patria. I suoi negozi di ciambelle nella West Coast però rimasero. E anzi convinsero molti altri immigrati cambogiani ad aprire la propria attività a conduzione familiare.

Negli anni Ottanta, molti di loro si rifornivano da Westco, il maggior produttore di confezioni alimentari della West Coast. Secondo alcune fonti, fu il proprietario di una di queste catene a chiedere all’azienda di realizzare scatole più economiche rispetto a quelle standard in cartone bianco. Westco accolse la richiesta e cominciò a produrre con alcuni scarti di produzione rosa, che andavano a formare un contenitore con quattro lembi a semicerchio da piegare insieme. La scatola a cui ancora oggi gli addetti ai lavori si riferiscono come 994.

La scatola veniva realizzata con gli scarti di cartoncini rosa, molto diffusi nella West Coast, per ridurre i costi di produzione

Realizzare la 994 costava qualche centesimo in meno rispetto alle scatole bianco standard. Una differenza sostanziale per i piccoli negozi indipendenti, che consumano centinaia, se non migliaia, di scatole a settimana.

Sempre il Los Angeles Times racconta come inizialmente molti produttori cambogiani volessero le scatole rosse, un colore fortunato nella cultura cinese. Ma all’epoca, sulla costa, gli scarti rosa erano molto più facili da trovare. E in fondo il rosa era sempre meglio del bianco, che in molti Paesi asiatici è il colore del lutto.

Susan Lim, proprietaria di origini cambogiane di uno dei negozi più famosi di Los Angeles (fonte: Los Angeles Times)

La forte presenza di negozi cambogiani a Hollywood ha contribuito a sancire il successo della scatola rosa, anche al cinema. La 994 compare in moltissimi film e grazie ai Simpson, all’inizio degli anni Novanta, divenne un vero e proprio cult. Tanto che moltissime altre catene di ciambelle, lontane dalla West Coast, cominciarono ad adottarla, come Voodoo Donuts, a Portland, e Pinkbox Donuts, in Nevada. 

La 994 ridisegnata da Voodoo Doughut
L’invenzione di Ngoy ha ispirato la nascita della catena Pink Box

Secondo un articolo di Rudy Sanchez, oggi a Los Angeles si conta un negozio di ciambelle ogni 7000 abitanti. I social e la necessità di garantire un ricambio continuo hanno convinto molte storiche catene a modificare le scatole classiche.

La forte presenza di negozi cambogiani ad Hollywood ha fatto sì che la scatola venisse rappresentata in molti film e show televisivi

In molti casi, le operazioni di rebranding stanno portando ad abbandonare l’iconico colore rosa delle confezioni.

La nuova scatola delle ciambelle è profondamente mutata, ma mantiene sempre qualche traccia rosa (fonte: Los Angeles Times)

Le nuove generazioni di produttori, giovani e social addicted, vogliono packaging instagrammabili, in cui la cosa più riconoscibile sia il marchio.

L’avvento di macchine da serigrafia più evolute ha permesso ai negozi di stampare una gamma di colori e grafiche molto più ampia, a prezzi vantaggiosi. In alcuni casi si preferisce addirittura lasciare il marrone naturale del cartone, che restituisce un senso di artigianalità e sostenibilità alle confezioni.

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