Che invenzione, la carta
Nata 2000 anni fa in Cina, ha cambiato per sempre il mondo della scrittura, della cultura e delle idee. E anche quello del packaging.
Luglio 2019. Dalle coste del Portogallo salpa una barca a vela con un carico di sughero. Destinazione? Poole, sulle coste inglesi del Dorset, dove sorge uno degli stabilimenti di Lush, azienda britannica specializzata in prodotti per la cura di capelli, viso e corpo.
Negli ultimi anni, complice l’attenzione mediatica nei confronti della sostenibilità, il brand ha cominciato a sperimentare una serie di alternative alla plastica, per ridurre l’impatto ambientale dei propri imballaggi. Dopo i barattoli riutilizzabili e le scatole di latta, Lush sta sperimentando confezioni in sughero (i cosiddetti cork pot): 100% biodegradabili, progettate per conservare il suo prodotto di punta: le saponette di shampoo solido.
Tradizionalmente usato per realizzare tappi di bottiglia, il sughero è stato riscoperto recentemente per via delle sue sorprendenti proprietà. Oltre a essere flessibile e facile da lavorare, è infatti resistente all’acqua, ignifugo e antibatterico. Ciò consente di mantenere inalterate le caratteristiche dei prodotti al suo interno, facendoli durare di più. Inoltre, alla fine del suo ciclo di vita, è possibile smaltirlo gettandolo nel compost o sotterrandolo in giardino, dove si trasforma in nutrimento per il terreno.
Un’altra eccezionale proprietà del sughero è quella di mitigare gli effetti dell’inquinamento, assorbendo anidride carbonica. Una foresta di querce da sughero può assorbire circa 14 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Un singolo albero ne trattiene 112 grammi. Secondo una stima dei ricercatori Lush, ogni porta-shampoo in sughero è in grado di assorbire più di un kg di CO2.
I porta-shampoo di Lush vengono prodotti nella regione dell’Alentejo, nel sud del Portogallo, attraverso un processo rigenerativo “a rotazione”, che preserva gli alberi e rappresenta una fonte di occupazione e sviluppo per la popolazione locale. Per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale della distribuzione, e in particolare della fase di spedizione, l’azienda ha inviato le prime 6.000 confezioni in Inghilterra attraverso una serie di barca a vela.
L’intero processo produttivo è affidato a Eco Intervention, associazione che aiuta i coltivatori locali a custodire le proprie risorse, evitando uno sfruttamento eccessivo. In linea con questi valori Lush sosterrà nei prossimi anni un ampio programma di rigenerazione delle querce da sughero, per preservarne l’esistenza nei paesi del Mediterraneo.
Trovare alternative al packaging tradizionale è una sfida che Lush ha intrapreso ormai da alcuni anni. Forse ricorderete lo slogan “Packaging is rubbish” lanciata l’anno scorso per l’inaugurazione del suo primo naked shop a Milano. Oggi nel punto vendita di via Torino cosmetici e saponi sono ancora esposti sugli scaffali “nudi”, senza packaging. Gli unici imballaggi ammessi sono progettati per essere riutilizzati nella maggior parte dei casi (scatole in latta, confezioni in sughero, buste in plastica riciclata). Anche le informazioni sui prodotti sono stampate su carta riciclata. La rivoluzione di Lush per un packaging più sostenibile sembra appena cominciata.
Nata 2000 anni fa in Cina, ha cambiato per sempre il mondo della scrittura, della cultura e delle idee. E anche quello del packaging.
Scatole di legno, cesti di papiro e anfore di terracotta. Impressionano ancora oggi per la loro funzionalità e per la grande attenzione ai dettagli.
Soprattutto per confezionare i suoi prodotti tecnologici. Per questo investe in ricerche e innovazioni, di cui l’azienda ha parlato in una recente guida online.
Quelle realizzate in cartone da un campione di surf americano, ad esempio. O quelle a nido d’ape di due gemelli della Cornovaglia.